Ho letto questo articolo con l’illusione di avere qualche indicazione comportamentale sul come trattare a tavola mio figlio. Ho scritto illusione perché tale è rimasta. Supernano a scuola non mangia. Quasi mai. Talora neppure il pane. Si giustifica dicendo che il cibo della scuola non gli piace. Io da un lato lo capisco e gli do anche ragione. Non amo mangiare in mensa, ho pessimi ricordi della mensa scolastica dove eri obbligata a finire tutto e dove escogitavo mille stratagemmi per evitarlo: dal tagliare in maniera minuta il cibo al nascondere i pezzi più solidi sotto i piatti o in tasca. Non sono certo io in grado di obbligare mio figlio anche se papàchef sostiene che dovrei avere più polso…
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Archivi per Giugno 2015
Troppi esami radiologi ai bambini
Ne ho già parlato diverse volte (qui e qui) anche perché è uno dei miei “chiodi fissi”, ovvero la prescrizione eccessiva e inutile di radiografie. Da sempre non capisco, e so di ripetermi, il motivo della corsa in pronto soccorso immediatamente dopo un banale trauma e tanto più il soggetto è giovane, tanto meno capisco. Un bimbo che cade in bicicletta ovviamente proverà dolore, avrà qualche “sbucciatura” o “ammaccatura” ( e perdonatemi i termini poco scientifici, che rendono l’idea), se viene accompagnato in pronto soccorso nella maggior parte dei casi uscirà con la sua bella lastrina. Perché? Perché è più facile spedire in radiologia che discutere con i genitori. Io ci ho provato diverse volte, la definisco educazione sanitaria. Mi ascoltano, concordano con la pericolosità dei raggi ma alla fine spesso pronunciano la famosa frase “almeno sappiamo”. Stesso discorso per quelle fratture per cui prognosi e terapia non cambiano. Tipo i colpi costali ricevuti dai ragazzi giocando a calcetto. Anche nel caso di un’infrazione di una costa il trattamento è uguale a quello di una contusione. Anche in quel caso almeno sanno…
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Compiti delle vacanze: come affrontarli senza stress
E abbiamo finito anche la III elementare. Io mi faccio prendere da sciocche malinconie, Supernano è uscito da scuola esultando. Nonostante sappia che levatacce e rigore non siano finiti perché gli toccano i centri estivi, si sente comunque in vacanza. Gli ho raccontato di quando io facevo delle “vere” vacanze per ben 3 mesi e mi osservava perplesso; la maggior parte dei nostri figli non ha minimamente idea di cosa voglia dire avere la mamma a casa per tutto il tempo e pertanto la prima spontanea domanda è stata “ma che lavoro faceva tuo papà, cioè il nonno”. Difficile spiegare e far capire che nonostante un lavoro normale un solo stipendio bastava per 4. Altri tempi. E mi sento un po’ matusa nello scriverlo…
Tornando a supernano il suo entusiasmo si è smorzato nel comunicarmi che gli hanno dato troppi compiti. E qui ho riso io. Supernano non sa neppure cosa voglia dire avere troppi compiti. L’estate scorsa ha avuto talmente poco che da madre rompiscatole ho integrato io con un po’ di ripasso e qualche scheda scaricata da internet perché a settembre aveva completamente messo a riposo il cervello.
Quando quindi qualcuno mi chiede se i compiti siano utili o dannosi rispondo che sono validi nelle vacanze lunghe, dannosi o meglio barbosi, nei week end o peggio durante la settimana.
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Bambini e smartphone: l’uso prima dei 2 anni
Ultimamente ho partecipato a diverse conferenze sull’uso della tecnologia da parte dei nostri figli; se ne è parlato anche all’evento mammacheblog, ho comprato il libro “generazione tablet” e con papàchef abbiamo regalato a supernano il primo tablet per il compleanno. 9 anni. Abbiamo a lungo riflettuto sulla scelta non essendo convintissimi, ma a parte assecondare un grande desiderio, abbiamo cercato di insegnare a nostro figlio anche di farne un uso didattico. Non solo la app di youtube o clash of clans, ma anche wikipedia o google.
Nonostante abbia un blog da ormai 5 anni io mi sento una tardiva digitale: basti pensare che quando ho comprato il primo smartphone e mi hanno parlato di wapp, sono caduta dal pero, per convertirmi alla macchina fotografica digitale papàchef ha dovuto aspettare la nascita di supernano e comprare di nascosto il primo navigatore satellitare. Lui si che è un tecnologo.
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Sindrome di Munchausen: quando la mamma inventa le malattie dei figli
Ogni tanto vorrei scappare dal mio essere mamma, non tanto per i bambini in sé (bè in realtà talora anche a loro dico che voglio scioperare), quanto per le altre mamme. NON SOPPORTO PIU’ certi discorsi. Perché se non è la scuola con tanto di critiche agli insegnanti, l’argomento preferito sono le malattie. Se i bimbi sono sani, c’è il timore che si ammalino, se i bimbi sono malati “ecco si ammalano sempre” e le ansie sono inversamente proporzionali all’età dei piccoli. Per paradosso talora ho avuto il perfido pensiero che qualche mamma avesse un filo di godimento nell’affermare “ha la febbre, ovvio la nonna/il papà non gli ha messo il cappellino/la maglietta della salute/il giubbino…” .
Questo come ho detto è un mio perfido pensiero ma esiste veramente una sindrome detta “sindrome di Munchausen per procura” in cui un genitore induce sintomi reali o apparenti di una malattia in un bambino.
Si tratta chiaramente di una forma di abuso sui minori.
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