Sul latte vaccino si è sempre detto tutto e il contrario di tutto. Negli anni 70 -80 veniva dato ai lattanti non allattati al seno, indipendentemente dall’età. Poi si è data l’indicazione alla somministrazione dopo l’anno d’età. Ora si ritorna prepotentemente a parlare di latti di proseguimento. Qualcuno pensa sia un business delle aziende farmaceutiche.
Premetto che ho introdotto il latte vaccino nella dieta dei miei figli ai 12 mesi, in aggiunta al latte materno. Supernano fino ai 6 anni beveva mezzo litro di latte al giorno suddiviso in due biberon da 250 cc mattino e sera. Non ho mai pensato fosse troppo anche perché latte e yogurt lo hanno “salvato” nei periodi di digiuno. Una volta abbandonato (su mia imposizione) l’amato biberon, inevitabilmente è stata ridotta anche la quota di latte assunta. Cresce ed è sempre cresciuto bene, assolutamente non obeso, con un numero di infezioni molto limitato. Microba abbandonato il seno, non ha mai voluto il latte dopo cena; ma lei ha un altro fisico e mangia in maniera diversa rispetto al fratello.
Ora, se qualcuno mi chiede, io non posso far altro che raccontare la mia esperienza: in casa nostra i latti di proseguimento non sono mai entrati.
Le nuove linee di indirizzo del Ministero della Salute sull’alimentazione nella prima infanzia sconsigliano il latte vaccino nel primo anno di vita e lo indicano con cautela a partire dal secondo anno.
Laddove l’allattamento materno non è possibile (l’OMS lo raccomanda come unico alimento fino ai 6 mesi), il latte in formula è l’unico prodotto in grado di sostituirlo, perché soddisfa il fabbisogno nutrizionale nei primi mesi di vita.
Tra 1 e 3 anni l’apporto energetico, secondo le indicazioni dei “Livelli di Assunzione di Riferimento ed Energia per la popolazione” (Larn) 2014, dovrebbe derivare per il 50% dai carboidrati, per il 40% dai grassi e solo per circa il 10% dalle proteine.
È molto facile superare tali dosi, soprattutto le proteine, che però, se in eccesso, condizionano la regolazione di insulina con conseguente aumento di problemi metabolici e obesità.
Il latte vaccino ha un contenuto di proteine inadeguato alle esigenze di un bimbo piccolo: pari al triplo rispetto al latte materno e di molto superiore ai latti formulati.
I lipidi devono fornire il 40% di energia nel lattante, il 35-40% da 1 a 3 anni, il 20-35 % dopo i 4 anni, ma i nuovi Larn indicano che in tutte le età pediatriche devono essere assicurati gli acidi grassi Omega 3 perché essenziali per lo sviluppo del cervello. Questi possono essere assicurati dal latte materno e, in sua mancanza, dai latti formulati, ma non dal latte vaccino che non contiene acidi grassi polinsaturi a lunga catena.
Infine il latte vaccino è troppo povero di ferro, minerale necessario per la crescita e lo sviluppo neuro-comportamentale ma spesso carente nei primi anni di vita. Per questo, nel divezzamento e fino a 3 anni è necessario assumere alimenti a elevato contenuto di ferro biodisponibile (carne, pesce) e, in mancanza di latte materno, quello in formula che ne è integrato.
Lascia un commento