Da pneumologa prescrivo spesso il cortisone nelle forme bronchiali severe, con grande rammarico delle mie pazienti soprattutto nel periodo estivo in cui hanno intenzione di esporsi al sole. È noto ormai a tutti che molti farmaci, fra cui appunto il cortisone, possono interagire con il sole e dar luogo a reazioni visibili sulla pelle. Le reazioni di fotosensibilizzazione in genere avvengono a livello cutaneo nelle zone fotoesposte e si presentano come eritemi, edemi, arrossamenti con possibile comparsa di vesciche, orticaria e prurito a livello di viso, collo, mani e avambracci, ma, in alcuni casi, anche a livello di altre parti del corpo, anche se coperte dai vestiti.
Se l’eruzione è diffusa a diverse zone del corpo è molto probabile che sia causata da sostanze fotosensibili assunte per bocca ovvero farmaci fotosensibili. Se invece, l’eruzione è localizzata, si tratta presumibilmente di una reazione di un fotosensibilizzante per uso topico.
Anche se le manifestazioni cutanee della dermatite fotoallergica e fototossica possono essere sovrapponibili, si tratta di due differenti reazioni cutanee. Nel caso della dermatite fototossica i farmaci fotosensibilizzanti sono responsabili della fotosensibilità generando direttamente radicali liberi e mediatori dell’infiammazione e causano un danno ai tessuti che si manifesta con dolore ed eritema (simile a scottature solari). La fotoallergia invece, è una risposta immunitaria cellulo-mediata. L’assorbimento della luce solare provoca dei cambiamenti strutturali del farmaco, permettendo che questi si leghi alle proteine tissutali, formando un complesso allergenico. È necessaria una precedente esposizione all’allergene. Perchè si sviluppino queste sostanze tossiche possono essere necessarie pochi minuti fino ad un massimo di 72 ore.
Non sempre è possibile distinguere chiaramente se una reazione è di tipo fototossico o fotoallergico e uno stesso farmaco essere responsabile di entrambe le reazioni.
Per evitare che si manifestino le reazioni di fotosensibilità sarebbe indispensabile non esporsi alla luce solare diretta (anche quando il cielo è velato), durante il trattamento, oppure sostituire il farmaco con uno non fotosensibilizzante. Se ciò non fosse possibile, occorre indossare abiti molto coprenti e cappelli a tese larghe, utilizzare creme con alti filtri protettivi solari, indossare occhiali da sole con filtri per UV. Infine, se il farmaco è in una formulazione topica occorre lavarsi accuratamente e in maniera prolungata le mani dopo ogni uso.
Farmaci e reazioni:
– Antibiotici: sulfamidici, chinolonici, cicline o amoxicillina possono essere responsabili di orticaria, irritazioni e macchie rosse a causa della loro assunzione nei periodi di esposizione al sole. Se durante l’estate si segue un trattamento antibiotico, il consiglio migliore è quello di starsene un po’ di più all’ombra.
–FANS: diversi farmaci anti infiammatori non steroidei possono innescare un processo di fotosensibilizzazione. In particolare va evitata l’esposizione al sole se si stanno assumendo farmaci contenenti ketoprofene (soprattutto cerotti). L’interazione sole-ketoprofene può causare dermatiti anche molto forti, a cui possono seguire eczemi o lesioni della cute.
–Farmaci per l’ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari: oltre alla fotosensibilizzazione, il caldo può provocare un abbassamento di pressione ma modifiche della terapia devono essere effettuate solo sotto stretto controllo medico
– Cortisone anche questi medicinali possono dar luogo a fenomeni di fotosensibilizzazione.
– Creme o gel: non solo le creme cortisoniche ma in generale tutti i farmaci in formulazione crema o gel, anche se possono apparire innocue, vanno utilizzate verificando con attenzione possibili interazioni con l’esposizione al sole. In particolare, bisogna fare molta attenzione ad utilizzare creme o gel non adatte all’uso oftalmico vicino agli occhi: la sudorazione dovuta all’esposizione solare potrebbe farle entrare in contatto con gli occhi causando forti irritazioni.
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