Quando si parla di bimbi e gravidanze si pensa sempre al dopo, al momento in cui cioè «la cicogna è già in viaggio». Frasi poetiche a parte, quello che voglio dire è che nella maggior parte dei casi poche sono le informazioni che si hanno per arrivare al concepimento nelle migliori condizioni possibile. Io per esempio il massimo sforzo che ho fatto è stata una visita ginecologica un paio di mesi prima. In realtà secondo l’ASM (Associazione Studio Malformazioni) per avere un bimbo sano la prevenzione è essenziale. Le campagne informative fatte in passato puntavano molto sulla prevenzione delle infezioni, rosolia e toxoplasmosi fra tutte, ma oggi non è sufficiente poiché è cambiato l’identikit della neomamma che arriva alla maternità molto più tardi di prima. È necessario pertanto valutare il minor indice di fertilià e l’aumento di malattie metaboliche e cardiovascolari.
La prima cosa è promuovere uno stile di vita il più salutare possibile per tutte le donne in età fertile, indipendentemente dalla loro volontà presente o futura di procreare perché ormai è certo che la salute del bambino dipenda da quella della mamma, fin dalle primissime settimane di gravidanza in cui vi è la formazione di tutti gli organi. E questo discorso è valido se consideriamo che secondo un’indagine su oltre 600 mamme, fatta la scorsa estate, solo il 43% è rimasta incinta dopo averlo deciso e nel momento previsto mentre per tutte le altre è stata più o meno una sorpresa.
Decalogo «pensiamoci prima»
- valutare rischi per gravidanze future nel caso di pregressi aborti, gravidanze difficili, malattie genetiche
- assumere l’acido folico in maniera costante non appena si comincia a pensare ad un concepimento. Qualcuno lo consiglia addirittura per tutto il periodo fertile di una donna, tanto che negli USA vi è un supplemento negli alimenti
- curare l’alimentazione
- raggiungere prima del concepimento il peso forma calcolando il BMI (indice di massa corporea) ed eventualmente seguire una dieta.
- evitare bevande alcoliche, fumo e stupefacenti
- prestare attenzione a farmaci (anche quelli per malattie croniche) e sostanze chimiche
- controllare lo stato delle vaccinazioni e in caso di negatività per la rosolia provvedere al vaccino
- eseguire il toxotest per adottare norme igieniche adeguate in caso di negatività
- valutare l’opportunità di eseguire esami per verificare eventuali malattie sessualmente trasmesse
- valutare l’eventuale presenza di malattie genetiche in entrambe le famiglie.
Tale decalogo andrebbe seguito da tutte le donne fra i 18 e i 45 anni perché si è calcolato che solo il 2% delle coppie è priva di qualsiasi fattore di rischio.
Una nota: non vengono menzionate le radiografie. A prescindere dal fatto che per tutti andrebbero evitate quelle inutili, ormai in gravidanza il divieto è stranoto.
Lascia un commento