Racconto questa storia perché è a lieto fine e mi è tornata alla mente dopo aver letto degli studi su patologia tiroidea e fertilità. Due anni fa un’amica mi raccontò che era alla disperata ricerca del secondo bambino. Si era recata ovunque aveva fatto centinaia di esami e non si capacitava del perché nonostante non ci fosse nulla di anomalo il bebè non arrivasse. Non era certo “vecchia” e la prima bimba era arrivata subito, quasi senza averla cercata. Le chiesi se avesse controllato gli ormoni tiroidei, ricordandomi di un’infermiera del mio ospedale che aveva tribolato molto ed era riuscita ad avere un bimbo dopo diversi aborti e dopo aver aggiustato il dosaggio del farmaco della tiroide diverse volte.
La mia amica mi guardò perplessa, aveva in effetti i valori leggermente fuori ma tutti gli specialisti non avevano dato peso alla cosa. Caso strano alla normalizzazione dei valori il tanto atteso bimbo è finalmente arrivato.
Oggi vari studi mostrano un rapporto fra patologia tiroidea soprattutto su base autoimmune ed infertilità. L’incidenza di tali patologie aumenta con l’età e considerando che si fanno figli sempre più tardi il rischio di ridurre la possibilità di concepire, aborti o nascite pre-termine è sempre più alto. La soluzione è quella di dosare gli ormoni tiroidei prima di un eventuale concepimento in modo da poter portare gli eventuali valori sballati alla normalità dopo adeguata terapia. In gravidanza poi le dosi vanno poi aggiustate in base al cambiamento del metabolismo materno e alle esigenze del feto. È consigliata inoltre sia durante la gestazione che in allattamento un supplemento di iodio, minerale indispensabile al funzionamento della tiroide.
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