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Ti trovi qui: Home / Malattie infettive / Epidemia di varicella: cosa fare? Quando rientrare a scuola?

Epidemia di varicella: cosa fare? Quando rientrare a scuola?

21 Febbraio 2015 by Mamma Medico Lascia un commento

varicella foto

Gli studi medici, i Pronto soccorso e le guardie mediche sono prese d’assalto: è in corso una vera e propria epidemia di varicella e alcune scuole dell’infanzia sono decimate.
Anche nella classe di microba i casi sono stati numerosi; noi incrociamo le dita: microba è stata vaccinata. Ovviamente mi sono dovuta subire la solita polemica sui vaccini e i commenti delle altre mamme su una scelta che molti non condividono.  È  pur vero che la varicella è una malattia che non fa eccessivamente paura, anche perché in età pediatrica, è relativamente benigna, ma è sicuramente estremamente fastidiosa sia per la sintomatologia (prurito e disturbi che arrecano al bambino), per le possibili cicatrici ma anche per la lunga assenza da scuola e i conseguenti problemi che crea all’organizzazione familiare.
Microba inoltre è affetta da dermatite atopica, ha pertanto una cute delicatissima, vorrei evitare ulteriori problematiche. E questo è il principale motivo che spinge molti genitori a far vaccinare i propri bimbi.
In merito all’epidemia di quest’anno, l’andamento è difficile da prevedere, solitamente i picchi arrivano ogni due anni e probabilmente quest’anno siamo nella fase di diffusione massima.

La Varicella è ancora la malattia infettiva più diffusa, almeno in Italia, ma i pediatri tendono a rassicurare le famiglie: in età pediatrica la frequenza delle complicanze è pari allo 0,008% dei casi.
La gravità della malattia aumenta invece con l’età, e negli adulti la frequenza di complicanze e ricoveri è stimata essere rispettivamente 8 e 25 volte superiore rispetto ai bambini. Inoltre, la varicella può avere un decorso particolarmente grave nelle persone immunodepresse di qualsiasi età. Un tempo infatti la varicella si diffondeva in primavera ed estate ora invece si diffonde tutto l’anno.
L’incubazione è variabile da 7 a 21 giorni dal contatto mentre il malato è contagioso da 2 giorni prima a 6 giorni dopo la comparsa delle vescicole.
Le vescicole sono infatti il sintomo d’esordio della malattia, soprattutto al viso, al capo e sul tronco,ma rapidamente possono estendersi su qualsiasi parte del corpo. E’ l’unica malattia infettiva che si presenta con queste vescicole, per cui la diagnosi è molto semplice. Vi può essere prurito più o meno intenso e un po’ di febbre.
Non esiste una terapia, ovvero una cura che faccia subito guarire o eviti complicanze.
Talora è consigliabile un antistaminico per ridurre il prurito ed evitare che il bambino, grattandosi, rompa le vescicole lasciando poi una cicatrice.
Ci si può lavare, fare la doccia, asciugandosi senza sfregare, per mantenere la pelle pulita e ridurre il prurito.
In caso di febbre andrà somministrato solo paracetamolo ed evitare assolutamente antinfiammatori, in particolare l’aspirina.
Per quanto riguarda invece la somministrazioni di antivirali, fra i pediatri vi sono pareri opposti: c’è chi sostiene che non sia necessario soprattutto per i bambini sani senza problemi immunologici; c’è chi invece lo consiglia soprattutto nei bambini sotto i 12 anni che prendono la varicella in ambiente domestico (cioè da un malato che vive in casa). C’è da chiedersi cosa possa cambiare se la varicella viene contratta da un amichetto a scuola.
A tutte le persone sopra i 12 anni, invece, è consigliabile iniziare, entro 24 ore dall’esordio delle vescicole, la terapia con l’Aciclovir, dal momento che nell’adulto la manifestazione della malattia è più intensa.

Dopo circa 7-10 (ma talora si può arrivare a 20 giorni) tutte le vescicole si crostificano, la malattia è finita e il bambino, non essendo più infettante, potrà rientrare in comunità, anche se ha ancora le croste.
In alcuni casi, la malattia si presenta con poche vescicole che nel giro di pochi giorni crostificano. In questo caso bisognerà comunque attendere 7 giorni dall’esordio della malattia per essere riammesso in comunità, perché si è comunque infettanti.
Per quanto riguarda il “famoso” vaccino, è disponibile dal 1995; è costituito da virus vivo attenuato, ed è raccomandano in alcuni paese per tutti i bambini nel secondo anno di vita.
L’efficacia della vaccinazione è stata stimata essere del 95% nella prevenzione delle forme moderate o gravi; del 70-85% nella prevenzione delle forme lievi. Il vaccino è sicuro e ben tollerato e la protezione sembra essere di lunga durata.
La vaccinazione va effettuata con una sola dose nei bambini tra 12 mesi e 12 anni, e con due dosi in chi ha più di 12 anni.
Il vaccino è controindicato per gli individui immunodepressi, mentre è consigliato nei bambini più grandi (sopra i 12 anni), negli adolescenti e negli adulti che non abbiano ancora contratto la malattia. È consigliato soprattutto per le persone che per motivi professionali hanno un maggior rischio di acquisire l’infezione (come il personale scolastico) o trasmetterla a persone ad alto rischio di complicanze gravi (come gli operatori sanitari). Inoltre, la vaccinazione è particolarmente indicata per le donne in età fertile che non hanno già avuto la malattia, per evitare un’eventuale infezione al feto e i possibili danni al bambino soprattutto nei primi 6 mesi e gli ultimi 5 giorni prima del parto.

 

 

 

 

 

 

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