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Il rigonfiamento dei linfonodi del collo nei bambini

13 Gennaio 2017 by Mamma Medico Lascia un commento

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I linfonodi sono piccoli organi della misura di pochi millimetri diffusi in tutto l’organismo; rappresentano “stazioni” delle vie linfatiche. Nelle vie linfatiche scorre la linfa, un liquido costituito da varie componenti, fra cui i globuli bianchi e le cellule del sistema immunitario. Nei linfonodi sono presenti cellule del sistema immunitario “stanziali” ed in transito, ma che concorrono tutte a fronteggiare i pericoli provenienti dagli attacchi al nostro organismo da parte di agenti esterni (es. batteri, virus, altri agenti infettivi o tossici) o di cellule trasformate come quelle tumorali. Nel linfonodo si realizza la prima strategia difensiva dell’organismo perchè le cellule del sistema immunitario (principalmente i linfociti) vengono “istruite” a riconoscere l’agente nocivo individuato ed una volta immesse in circolo sono in grado di riconoscerlo e combatterlo in tutto l’organismo. Durante queste “minacce”, il numero delle cellule del sistema immunitario presenti all’interno del linfonodo aumenta anche in maniera cospicua, determinandone l’aumento delle dimensioni del linfonodo stesso.Un ingrossamento marcato è  invece segno di un’infezione più grave e di uno stato di  difficoltà del sistema difensivo.

Il nostro corpo è pieno di linfonodi, soltanto nel collo se ne contano circa 200 per lato che, in condizioni normali, non sono palpabili. ll tessuto linfatico è rappresentato nel bambino in modo più rilevante che nell’adulto; fisiologicamente, infatti, il tessuto linfoide aumenta progressivamente dalla nascita fino a raggiungere un picco intorno agli 8-11 anni, per poi regredire dalla pubertà in poi. Le linfoadenopatie, cioè le alterazioni dei linfonodi per dimensione, numero e consistenza, nella maggior parte dei casi hanno origine infettiva e si risolvono nel giro di 4-6 settimane. Possono essere causate da batteri  (staphylococcus aureus, streptococcus pyogenes o malattie da graffio dei gatti o dei cani) o virus (citomegalovirus, herpes simplex, epatite B).  
Occorre inoltre ricordare che i linfonodi, una volta “attivati” impiegano diverse settimane (a volte  anche mesi) a regredire e tornare alla dimensione normale. Quando una violenta infiammazione causa una fibrosi della struttura linfatica,  la tumefazione può  persistere anche per anni senza avere significato patologico.
Per un’anamnesi delle linfoadenopatie è importante considerare la dimensione del linfonodo, l’età del bambino oltre ai segni e i sintomi contemporaneamente presenti. In età pediatrica un linfonodo può essere considerato anormale se ha un diametro superiore a un centimetro nella zona cervicale o ascellare e 1,5 centimetri nella zona inguinale. L’età del bambino è un altro fattore di fondamentale importanza.
Di fronte a una linfoadenopatia, si consiglia un atteggiamento di “osservazione”: nella maggior parte di questi casi, soprattutto se coesistono febbre o rinite, si tratta per lo più di infezioni virali delle alte vie respiratorie.
Nei casi di faringotonsillite acuta può essere utile eseguire un tampone faringeo per Streptococco; in altri casi invece viene consigliato un ciclo di 10-14 giorni di antibiotico
e, qualora questo non si rivelasse efficace, come spesso accade nelle linfoadenopatie in forma subacuta e cronica, vengono consigliate accertamenti ematologici e/o un’ecografia del linfonodo. Se la situazione dovesse aggravarsi con febbre, astenia, perdita di peso ed esantema, il consiglio è indagare l’eventuale presenza di malattie croniche: ad esempio tubercolosi, immunodeficienze e neoplasie.
Se i linfonodi invece sono ingrossati in più distretti corporei si tratta di una poliadenopatia e vanno prese in considerazione patologie diverse e generalizzate.
I linfonodi ingrossati non sono contagiosi. 
Se l’ingrossamento dei linfonodi è associato a raffreddore, mal di gola o altre infezioni, il bambino può tornare a scuola quando la febbre è sparita e quando si sente abbastanza bene per partecipare alle normali attività.
 

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