Il citomegalovirus(CMV) è un virus molto comune, appartenente alla famiglia degli Herpesvirus, tanto che il 60-80% degli adulti presenta anticorpi per il CMV. Una volta contratta l’infezione, il virus rimane latente all’interno dell’organismo per tutta la vita, ma può riattivarsi in caso di indebolimento del sistema immunitario.
Il Cytomegalovirus è responsabile di un’infezione generalmente asintomatica (cioè senza sintomi), che può essere invece più seria se congenita, cioè acquisita prima della nascita, e molto grave nei pazienti immunocompromessi. incubazione
L’uomo è l’unico serbatoio di infezione di questo virus, la cui trasmissione avviene da persona a persona tramite i fluidi del corpo: sangue, saliva, urina, liquidi seminali, secrezioni vaginali e latte. Il contagio può avvenire per contatto persona-persona, per trasmissione madre-feto durante la gravidanza o madre-figlio durante l’allattamento, per trasfusioni e trapianti di organi infetti.
Il virus può essere eliminato dall’organismo infetto anche per mesi o anni dopo la prima infezione, specialmente nei bambini piccoli. I bambini possono addirittura diffonderlo per 5-6 anni dopo la nascita.
La maggior parte degli individui sani, sia adulti che bambini, che contraggono la malattia non manifesta sintomi e non si accorge dell’infezione, mentre alcuni soggetti sviluppano una forma leggera della malattia con:
– febbre
– mal di gola
– affaticamento e malessere generale
– ingrossamento dei linfonodi
– emicrania
– perdita di appetito
– dolori muscolari
– nausea con o senza vomito
– eruzione cutanea
Nei soggetti immunocompromessi, invece, il Cytomegalovirus è responsabile di gravi complicanze, quali polmonite, colite, Esofagite o corioretinite.
Solitamente l’infezione da Citomegalovirus è un disturbo che si risolve spontaneamente, ma quando sono presenti sintomi questi hanno durata piuttosto lunga, sino a settimane se non mesi. La febbre è una complicanza che di solito scompare nell’arco di 10 giorni; l’aumento di milza e linfonodi può durare circa un mese, mentre l’ affaticamento può persistere per un paio di mesi all’incirca.
Chi viene a contatto con il CMV sviluppa anticorpi contro il virus che persistono per tutta la vita e possono essere evidenziati attraverso test per il dosaggio delle IgG e delle IgM da effettuarsi su sangue.
È una malattia che proprio per il suo decorso asintomatico e/o banale nei pazienti sani, non necessita di terapia. Diverso il caso dei pazienti immunodepressi che sotto stretto controllo medico possono assumere antivirali.
Diverso il caso delle donne in gravidanza in cui l’infezione, asintomatica o manifesta, è importante perché se trasmessa al feto può avere conseguenze gravi, soprattutto nei primi mesi di gestazione. Le infezioni congenite di Cmv avvengono per trasmissione verticale da madre a feto. L’infezione materna viene classificata come primaria quando è acquisita per la prima volta durante la gravidanza in una donna precedentemente sieronegativa, e secondaria quando avviene per riattivazione del virus latente o per reinfezione da un nuovo ceppo in una donna che aveva già contratto l’infezione.
Il rischio di trasmissione al feto non pare abbia una correlazione con l’epoca di gestazione. Si ipotizza però un maggior rischio di severità della malattia quando la trasmissione avviene nei primi tre mesi di gravidanza con un rischio di aborto spontaneo del 15%.
Il rischio di trasmissione al feto è fra il 30 e il 40% nella forma primaria e 0,5- 2% nella forma secondaria. L’85-90% dei neonati con infezione congenita è asintomatico ma fra gli asintomatici alla nascita il 10% circa presenta sequele tardive, generalmente difetti uditivi o visivi di severità variabile. Il 10-15% circa dei neonati è invece sintomatico, con sintomi che possono essere temporanei o permanenti:
– basso peso alla nascita
– ittero
– epatosplenomegalia (ingrossamento di fegato e milza)
– porpora piastrinopenica (macchie della cute con riduzione del numero delle piastrine)
– corioretinite
– microcefalia con ritardo psicomotorio
– polmonite interstiziale persistente.
In questi casi se l’infezione si risolve lascia comunque gravi esiti nel bambino e può causare diverse forme di invalidità permanente come sordità, cecità, ritardo mentale, dimensioni piccole della testa, deficit di coordinazione dei movimenti, convulsioni fino alla morte.
La diagnosi di infezione si basa sulla sierologia materna (esami del sangue effettuati in gravidanza).
In caso di sospetta sieroconversione (ovvero una paziente che diventa positiva agli anticorpi), in gravidanza è indicato un monitoraggio ecografico. approfondito. Per determinare l’eventuale trasmissione del virus al feto sono necessari esami più invasivi, come l’amniocentesi o l’analisi del sangue fetale in quanto non è stato ancora identificato nessun tipo di marker prognostico del periodo prenatale per determinare se il neonato sarà sintomatico o se svilupperà sequele. Non si conoscono trattamenti prenatali efficaci e sicuri per prevenire la trasmissione madre-feto dell’infezione né per ridurre le conseguenze di un’infezione congenita. I farmaci disponibili sono estremamente dannosi per il feto.
Per individuare in un neonato un’infezione congenita da Cmv durante le prime tre settimane di vita invece, si cerca direttamente la presenza del virus (e non degli anticorpi) nelle urine, nella saliva e nel sangue.
aliko dice
consigli utilissimi ben scritti e semplici da mettere in pratica. Grazie per il tuo contributo gratuito alla gente del mondo web!