La microba ha gli occhi azzurri, addirittura in alcune particolari condizioni di luce, color acquamarina. A parte che mai e poi mai avrei pensato ad una cosa del genere, ognuno fa le sue considerazioni in proposito: Papà Chef ha “accusato” l’idraulico (per carità, i 2 che hanno bazzicato per casa nostra non sono certo tipi da ispirare momenti di passione sotto il lavandino!), io ritengo che la genetica nasconda un sacco di misteri: gli occhi chiari della piccola dovrebbero provenire da bisnonni e trisavoli. Sempre che questo bellissimo colore non cambi. Lo definisco il “toto-occhi”.
La leggenda più buffa sostiene che il colore si stabilizzi alla fine dell’allattamento. Il fondamento scientifico non è dato sapere.
Quasi sempre i neonati hanno gli occhi di un colore indefinito, grigio-azzurro, spesso tendente al bluastro. Il colore degli occhi dipende infatti dalla quantità di melanina (cioè di un pigmento colorante che si trova anche nella pelle e nei capelli) presente nell’iride, la zona dell’occhio colorata che circonda la pupilla. Nei primi mesi di vita a livello dell’iride la produzione di melanina è inibita. Il processo di pigmentazione richiede infatti alcuni mesi per attivarsi completamente. La misura in cui i melanociti oculari inizieranno a produrre melanina dipende dal patrimonio genetico del bambino e ne causa il colore degli occhi.
Nell’iride esistono due diversi tipi di pigmento: quello profondo, caratterizzato da una scarsa quantità di melanina, e che dà un colore azzurro; quello più superficiale, in cui la melanina è più concentrata, e che determina i colori più scuri come il marrone, il verde o il grigio.
Il processo di pigmentazione di quest’ultimo strato ha bisogno di alcuni mesi (almeno sei o sette) per giungere a maturazione e solamente quando tale processo sarà terminato gli occhi assumeranno il colore definitivo.
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