La tubercolosi (TBC), è ancora una malattia che ricorda il passato, una malattia che in molti casi è un tabù nominare, una malattia di cui vergognarsi. Se durante la visita medica chiedo ad un mio paziente anziano se in giovane età ha avuto la TBC, è frequente sentirmi rispondere scandalizzato: “Noooo. Ho avuto la pleura”. (per la cronaca la pleura è una parte del polmone, al massimo si può parlare di pleurite, ovvero dell’infezione della pleura). In realtà è ancora ben presente e minacciosa anche nel nostro paese interessando ogni fascia d’età e ceto sociale.
È recente fatto di cronaca la vicenda di una scuola elementare di Milano dove 12 bambini hanno sviluppato la malattia e 155 sono risultati positivi al test di Mantoux, test che rileva la presenza del batterio. Deve rimanere alta, quindi, l’attenzione verso questa malattia in occasione della Giornata Mondiale per la lotta alla Tubercolosi del 24 Marzo. Il tema di quest’anno riprende quello che ha avuto grande successo lo scorso anno, organizzato dall’associazione Stop TB Italia: «Le suoniamo alla tubercolosi».
L’iniziativa comprende una serie di eventi in tutta Italia con il duplice scopo di sensibilizzare la popolazione sul tema prevenzione e cura della malattia e sull’importanza di non discriminare il malato affetto da TBC; un ulteriore fine è quello di raccogliere fondi per il Progetto Gugulethu, per ridare speranza ad una comunità di famiglie sudafricane colpite dalla malattia e interromperne la trasmissione. L’evento principale sarà a Milano, in Loggia dei Mercanti, dove si terrà un concerto di dodici ore in cui si alterneranno diversi gruppi musicali. Sarà inoltre allestito un gazebo nei pressi di Via dei Mercanti per la distribuzione di materiale informativo.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), ogni anno la tubercolosi uccide nel mondo due milioni di persone, mentre i nuovi casi sono nove milioni e mezzo, di cui il 12% non può essere trattato. Ma cosa peggiore, sempre secondo i dati dell’Oms, due miliardi di persone sarebbero portatori di un’infezione latente. Per quanto riguarda l’italia, ogni anno il Ministero della Salute notifica circa 4.500 nuovi casi di tubercolosi, per lo più nel Centro-Nord, in realtà il numero sembrerebbe sottostimato perché non tutti i malati ricevono una diagnosi. Nonostante questo la tubercolosi resta in Italia una malattia piuttosto rara. Anche se desta preoccupazione, soprattutto perché il nostro Paese, dopo averla apparentemente sconfitta con gli antibiotici e la prevenzione, ha ormai dimenticato come gestirla, sono rimasti pochi medici capaci di riconoscere la tubercolosi, che può essere confusa con altre malattie e viene spesso identificata tardi; inoltre lo screening con il test di Mantoux nelle scuole o fra i militari di leva, non viene più effettuato. Da sottolineare infine che con l’aumento di immigrati provenienti dall’Africa o dall’Asia, dove la malattia è più diffusa, è raddoppiato il numero dei soggetti affetti. Anche se oggi la tubercolosi si cura con gli antibiotici e la terapia è poco costosa, sono in continuo aumento anche nel nostro Paese i ceppi batterici che non rispondono ai farmaci.
Lascia un commento