L’altro giorno in fila davanti a me alla cassa del supermercato c’era una mamma con un bellissimo bambino di circa 8 mesi. Il bambino come tutti i piccoli della sua età “frignettava” ed emetteva i classici versetti; ero tutta concentrata a pensare a quanto fosse strano essere senza prole al seguito quando mi accorsi che il piccolino indossava l’apparecchio acustico. Allora mi tornò alla mente quanto fu detto tempo fa dalla SIOeChCF, Società italiana di otorinolaringologia e chirurgia cervico-facciale. Non è una notizia “freschissima”, ma ne parlo comunque in quanto è sempre d’attualità.
In Italia un bimbo su mille nasce sordo eppure solo in alcune Regioni viene eseguito lo screening neonatale per la sordità, fra queste la Campania, la Liguria, la Lombardia, alcune province del Veneto. Ma non c’è un piano di massa e lo screening andrebbe fatto sulla totalità dei bambini. È dimostrato, infatti, che in un bimbo con una sordità profonda, se questa non viene identificata subito, la diagnosi poi avviene dai 12 ai 24 mesi. Ed è altrettanto dimostrato che se il problema non viene scoperto e affrontato subito ci possono poi essere ripercussioni nella maturazione linguistica del bambino che nei casi più gravi può diventare sordomuto. Il costo di ciascun esame è contenuto, circa 6-7 euro, ma i costi maggiori sono legati agli aspetti organizzativi e purtroppo questo diventa un problema in un periodo di tagli. La procedura dello screening è molto semplice: un piccolo apparecchio viene avvicinato all’orecchio del neonato e misura se c’è emissione otoacustica. In caso negativo l’esame viene comunque ripetuto più volte.
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