Quando microba era molto piccola (non che ora sia grande, ma in confronto…), comunque poco dopo i due anni ebbe un periodo in cui era stitica, non ne ho mai capito effettivamente il motivo dato che la sua dieta non aveva subito modifiche, aveva tolto senza colpo ferire il pannolino sia di giorno che di notte e apparentemente non aveva disagi psicologici. Era un circolo vizioso, più non si scaricava più aveva mal di pancia e dolore all’ano, più aumentava la paura ad andare in bagno. Un incubo. Peggiorato dalla comparsa di sangue. E a quel punto un po’ di apprensione non mancò neppure a me. La telefonata alla super amica pediatra mi rassicurò: “sarà una piccola ragade, non ti preoccupare”. Mi consiglio uno sciroppo emolliente per almeno un mese, fino alla normalizzazione delle feci a cui io associai creme di tutti i tipi che microba pretendeva prima di “far la cacca”. Finchè come d’incanto stipsi e sangue scomparvero.
È indubbio che la presenza di sangue in qualsiasi parte del corpo dei nostri bambini faccia paura anche se spesso poi la causa è banale. La presenza di sangue nelle feci o nel pannolino di un lattante solitamente mette molto in allarme i genitori. Tuttavia le patologie che più frequentemente provocano feci ematiche sono fortunatamente poco gravi a questa età.
Nella maggior parte dei casi si tratta infatti di una ragade anale o di una proctocolite allergica del lattante. Per quanto riguarda le ragadi anali rappresentano un sintomo assai frequente in età pediatrica.
Sono piccole lesioni a livello dell’ano, solitamente di forma lineare, che provocano dolore e bruciore soprattutto al passaggio delle feci, con tendenza al sanguinamento. La ragade di solito si forma in seguito ad emissione di feci dure (stipsi) e talvolta anche in presenza di feci molli molto acide che, se ristagnano a lungo (ad esempio quando si tende a non cambiare subito un pannolino sporco), rischiano di corrodere la regione anale. La ragade talora può anche essere interna cioè presente all’interno dell’ano. In tal caso, non essendo visibile, sarà sicuramente più difficile da individuare.
La guarigione delle ragadi passa per la “guarigione” della stipsi. È del tutto inutile cercare di risolvere il problema delle ragadi se non si risolve il problema della stipsi. A differenza dell’adulto, in età pediatrica, le ragadi quasi mai tendono a cronicizzare.
Anche in assenza di una stipsi abituale, episodi occasionali di stipsi possono determinare la formazione di ragadi.
La terapia deve tendere a modificare il contenuto e l’aspetto delle feci, per cui è necessario assumere degli emollienti delle feci di tipo naturale; bisogna poi rompere il circolo vizioso per evitare il dolore applicando localmente pomate a base di cortisonici, anestetici locali o antibiotici; fare evacuare in modo regolare con l’aiuto di clisteri. I tempi di guarigioni sono variabili e possono essere anche lunghi ed è possibile avere delle recidive ogni qualvolta si creano le condizioni favorevoli, ma anche le recidive guariscono. Rarissimamente le ragadi anali possono essere la manifestazione di patologie flogistiche (anche gravi) dell’intestino. In questi casi esistono altri sintomi (ritardo di crescita, febbre, dolori addominali, quadri intestinali acuti ecc.).
In assenza di ragadi nei neonati allattati al seno (più spesso tra le 2 e le 6 settimane di vita) la presenza di sangue nelle feci potrebbe essere causata da una forma di allergia molto precoce denominata colite allergica (o anche “proctocolite allergica“). Alcune proteine assunte col cibo dalla madre vengono regolarmente secrete nel latte materno passando al bimbo e quindi anche un bimbo esclusivamente allattato al seno può sviluppare alcune forme di allergia. Gli alimenti più spesso responsabili, sia assunti dalla madre che allatta, sia direttamente dal bimbo svezzato, sono latte vaccino, uovo, mais, soia, e in percentuali minori nocciole, arachidi, fragole, cioccolato, agrumi.
Considerando che a questa età le prove allergiche sono spesso inutili e negative e dunque orientano poco nella scelta dell’alimento da eliminare, si può agire solo attraverso tentativi di eliminazione/reintroduzione di determinati alimenti più spesso chiamati in causa sempre sotto stretta sorveglianza del pediatra.
Prima di intraprendere la strada dell’allergia è meglio eseguire l’ esame colturale delle feci (coprocoltura) per avere la certezza che non ci sia alcuna infezione in atto responsabile del sanguinamento.
A meno che non sia chiara l’associazione comparsa del sanguinamento-assunzione di qualche particolare cibo, il primo alimento da eliminare è il latte: latte vaccino e tutti i suoi derivati o dalla dieta della madre (se l’allattamento è esclusivo al seno) oppure del bambino stesso (se assume latte in formula) per un periodo variabile dalle 2 alle 4 settimane. Nel caso in cui sia la madre a iniziare la dieta priva di proteine del latte dovrà integrare nella sua alimentazione il calcio (1000 mg al giorno); se è invece il bambino a dover effettuare la dieta, bisognerà utilizzare una formula speciale di latte anti-allergico escludendo latte di soia o latte di riso perchè molto frequentemente esiste allergia crociata a queste componenti.
Con questo tipo di dieta il sangue dovrebbe sparire dalle feci del bambino in 3-4 giorni e la dieta stessa dovrebbe proseguire per qualche mese. La proctocolite allergica è una forma di allergia che tende a guarire spontaneamente nel tempo. Si potrà dunque pensare di eseguire un tentativo di reintroduzione definitiva del latte quando il bimbo avrà compiuto almeno 9-12 mesi.
Se invece nonostante la dieta non si ottengono miglioramenti si proverà ad eliminare un altro alimento ad esempio l’uovo che è il secondo alimento in causa in termini di frequenza, reintroducendo il latte precedentemente eliminato.
Se anche con l’uovo non si hanno risultati allora si procederà man mano con gli altri alimenti annotando in un diario tutti gli alimenti assunti e gli episodi di sanguinamento del bimbo.
Molto raramente soprattutto nelle forme caratterizzate da sanguinamento abbondante e protratto vi possono essere delle complicanze tra cui anemia, ipoalbuminemia, compromissione delle curve di crescita. In questi casi è sempre opportuno eseguire esami del sangue al bambino e valutare col pediatra misure più drastiche (ad esempio una dieta oligoantigenica poco varia, ma a basso potere allergizzante ipoallergenica).
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