Microba ha un amico immaginario. O meglio tanti amici immaginari. A volte anche delle figlie e un marito. Passa delle ore fingendo di parlare al telefono con questi fantomatici personaggi usando un linguaggio inventato che sostiene essere spagnolo. Osservarla mentre agghindata di tutto punto (perché ovviamente per fare la signora o la mamma servono scarpe con il tacco, borsetta, collane, orecchini) è impegnata in questi discorsi, è uno spasso.
Nonostante questo suo mondo immaginario, Microba, pur avendo sparuti episodi di timidezza, ha una vita sociale “reale” molto attiva e si relaziona bene sia con le coetanee che con le bambine più grandi.
L’amico immaginario, è una creazione positiva dell’immaginazione dei bambini, è una cosa molto comune ed è solo un gioco. Una ricerca dell’Università di Washington e Oregon ha rivelato che circa due terzi dei bambini hanno un amico immaginario con cui dialogano, litigano e giocano prima di prendere sonno, o nel ritorno da scuola, o se si ritrovano da soli a casa. Un altro studio, dell’Università della Tasmania, ha affermato che il fenomeno è più frequente nei primogeniti.
Scrivo questo perché mi è capitato di sentire genitori preoccupati per questa vita irreale e parallela dei propri figli. Non ho mai pensato che la cosa potesse rappresentare un problema, anzi, ma mi sono ugualmente documentata.
Gli amici immaginari hanno maggiori probabilità di essere scelti per giocare quando gli amici veri non sono disponibili. Avere un amico immaginario è spesso visto come un segno di creatività, ma è solo una delle tante sfaccettature della creatività. Gli amici immaginari spesso caratterizzano i giochi dell’età prescolare, sono creati per diversi motivi, per poi scomparire definitivamente semplicemente per dimenticanza; nella maggioranza dei casi, infatti l’amico immaginario cessa di esistere dopo circa 3 anni dalla sua apparizione, quindi intorno ai 6-8 anni. Un giorno, all’improvviso, quando non ci sarà più bisogno di lui, se ne andrà per riaffiorare talvolta nella vita adulta, ricordati con grande affetto. Solo nel caso in cui, dopo i 9 anni, il bambino dovesse continuare con questa fantasia, rifiutando nello stesso tempo i coetanei o, comunque, manifestando problemi di socializzazione, sarebbe opportuno rivolgersi ad uno specialista.
E’ molto importante non prendere in giro il bambino e non cercare di convincerlo del fatto che il suo amico immaginario non esiste: bisogna comportarsi come se fosse reale senza però enfatizzarlo troppo.
L’amico immaginario, è un “altro” che il bambino costruisce giorno per giorno, dotato di una personalità autonoma con un nome inventato, con cui si parla usando un linguaggio storpiato. Il bambino sa che si tratta di un personaggio inventato, finto, anche se da alcuni suoi comportamenti potrebbe non sembrare così.
Spesso i genitori sono un po’ preoccupati dalla presenza di questi amici immaginari, perché pensano che impediscano un “normale” processo di socializzazione con gli altri bambini. In realtà molte ricerche dimostrano che queste fantasie non sono indice di difficoltà di relazione con i coetanei. Tutta la letteratura psicologica è quindi concorde nell’affermare che la creazione dell’amico immaginario non solo non è preoccupante, ma è una tappa importante nella crescita, l’indice di un’ottima capacità di reazione e di adattamento ad eventuali cambiamenti (nascita di un fratellino, trasloco, cambiamento di scuola, o soltanto il cambiamento di alcune abitudini) o semplicemente un modo costruttivo di affrontare i momenti noiosi e/o faticosi della giornata.
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