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Riflessioni

30 Giugno 2014 by Mamma Medico 2 commenti

adolescenti

C’è un fatto di cronaca della scorsa settimana che continua a turbarmi e farmi riflettere: il suicidio di una ragazzina diciassettenne. Ma non è tanto l’episodio in sé che pur sconvolge, quanto il motivo che ha portato a tale gesto, ovvero le incomprensioni con i genitori. Sembrerebbe che la ragazzina modello, brava a scuola, sempre obbediente e servizievole, sia scoppiata. Sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo) che i genitori le impedissero di fare le cose che facevano i coetanei, e da ultimo le avessero impedito un soggiorno studio in Cina. Tutto questo appreso da numerosi biglietti lasciati ovunque. I genitori sarebbero indagati. Mah…
Solo qualche giorno dopo sulla rubrica di posta di un settimanale femminile la lettera di un’altra diciassettenne che chiedeva consigli su come “far ragionare” i genitori: anch’ella brava a scuola, “assennata”, ma assolutamente incompresa, non gratificata e a suo dire“tenuta segregata” perché non le venivano concesse uscite serali e vacanze con le amiche. Concludeva dicendo “io faccio quello che mi dicono di fare, ma loro non sanno quello che voglio realmente io”.
Sono due facce dello stesso problema. Nel primo caso ha vinto la disperazione e forse la solitudine, nel secondo c’è il tentativo di chiedere aiuto ad un estraneo.

Perché rifletto? Immedesimandomi e tornando al passato, da figlia e proiettandomi nel futuro, da madre.
A 17 anni vivevo la stessa situazione delle ragazzine in questione. Non potevo fare assolutamente nulla, o quasi, di quello che facevano i miei coetanei, e spesso mi sentivo diversa. E questo a quell’età è la cosa più brutta. Ma parliamo di oltre 20 anni fa; mi sono conquistata tutto a forza di piccole battaglie ma senza grosse contestazioni. Sapevo di essere “una brava ragazza” ma non andava mai bene nulla. La più grossa soddisfazione è arrivata quando mia mamma un giorno di non molto tempo fa, paragonando me e mia sorella ai nipoti,  “mi sono lamentata inutilmente di voi”, disse. Meglio tardi che mai.
Nella vita ci portiamo dietro le esperienze e quindi proprio ricordandomi delle mie sofferenze mi pongo molte domande adesso che sono mamma.
I miei bambini sono ancora piccoli e forse adesso è facile accontentarli e a nessuno sembra una tragedia se acquistiamo l’ennesima bustina in edicola; nonostante tutto le nostre possibilità economiche sono maggiori di quelle dei nostri genitori, anche se non dovrebbe essere solo un fattore di soldi. Quando supernano era piccolo “discutevo” quotidianamente al parco con un’altra mamma che portava il suo bambino tutti i giorni alle giostre. Io ero contraria proprio per il concetto di non dare sempre e subito tutto, la mamma in questione credendo che fosse appunto una questione economica prendeva i biglietti anche per mio figlio; non capiva il mio punto di vista e io mi trovavo nel duplice imbarazzo di trasgredire ai miei principi e trovarmi “in debito” con lei.
D’altro canto può capitare che un gioco comune possa far accettare un bambino un po’ timido nel gruppo. Supernano a 3 anni grazie ad un pupazzetto dei gormiti è stato accettato da un gruppo di bimbetti più grandi che precedentemente lo aveva allontanato.
Acquistare una felpa al posto di un maglione, una maglietta invece di una polo sono banalità che a me non costano nulla e  mio figlio non subisce le imposizioni materne.
Ma quando poi le richieste e le divergenze saranno di entità diversa?
Già ora microba mi dice che faccio solo quello che voglio io. E questo perché qualche giorno fa le ho imposto di asciugarsi i capelli con il phon in bagno e non in giro x casa….
Forse è vero, per quanto ci si imponga di essere diversi da come sono stati con noi i nostri genitori, ci si sforzi di capirsi, venirci incontro si deve comunque fare i genitori.  Ruolo che spesso ci fa apparire antipatici.
Penso però ancora ai genitori della diciassettenne suicida, al loro dolore, alle mille domande che forse si pongono ora x la prima volta e mi chiedo se sia giusto che siano anche sottoposti oltre al boom mediatico al supplizio di interrogatori. Un genitore è libero di educare i figli secondo le proprie idee e principi? Può impedire un viaggio all’estero ad un minorenne? Non si tratta ovviamente di segregare in casa, imporre matrimoni o impedire gli studi come in certe culture, bensì  di regole più ferree che il resto dei genitori non ha.
Al momento non ho risposte. Forse non ce ne sono o non ce n’è una che vale per tutto e tutti…

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Commenti

  1. Mamma avvocato dice

    1 Luglio 2014 alle 07:57

    Io credo che in casi come questo (di cui non so nulla, quindi mi esprimo sulla base di ciò che ho letto nel tuo post e potrei anche sbagliarmi) il problema non siano i genitori della ragazzina suicida o che scrive ai giornali, ma quelli di tutti gli altri ragazzi che, nell’illusione di dare loro opportunità e libertà, in realtà fanno loro bruciare le esperienze troppo presto e non insegnano il valore dell’attesa, della fatica per ottenere qualche cosa, fosse solo la fatica di discutere per settimane con i genitori per strappare un si.
    Temo che io non sarò molto permissiva su certi atteggiamenti e spero che mio figlio, un domani, possa capire che lo faccio per lui.l’influsso dell’educazione ricevuta e’ davvero determinante, anche se cerchiamo di correggere il tiro, come probabilmente i nostri genitori prima di noi.
    In effetti, queste notizie mettono ansia!

  2. Mamma Medico dice

    1 Luglio 2014 alle 14:11

    concordo con te. il problema è che tutti gli altri sono proprio “tutti gli altri”. e quindi è ancora più difficile. sto leggendo “I NO CHE AIUTANO A CRESCERE”. vediamo se può dare un aiutino…

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