Che l’inquinamento fosse un grave reale problema per i nostri bambini, era noto da tempo e io ne avevo già parlato, ma al primo Meeting Internazionale su Bambino e Ambiente organizzato dalla Società Italiana di Pediatria a Firenze, gli studi esposti sono stati tutt’altro che confortanti.
Alcuni inquinanti come benzene, metalli pesanti e il particolato ultrafine che si può inalare nel traffico o vicino gli inceneritori sono stati messi in relazione ai tumori infantili del primo anno di vita, che negli ultimi 20 anni sono aumentati in modo consistente in Italia e in tutta Europa. La loro incidenza è cresciuta dell’1% all’anno nell’Unione Europea, cioè del 20% in 20 anni, e del 3% l’anno in Italia. Non si tratta solo di leucemie, ma anche di linfomi (+4%) e tumori solidi, come il neuroblastoma o alcuni tipi di sarcomi che prima non erano tipici dell’infanzia.
Le cause di questo incremento sono da imputare all’esposizione agli inquinanti sia durante la gravidanza, che prima del concepimento da parte di entrambi i genitori: questi infatti dalla placenta possono passare al feto, cambiando il suo epigenoma, proprio nel momento in cui si formano organi e tessuti.
I danni dell’inquinamento sono stati approfonditi dall’associazione dei medici per l’ambiente (ISDE). Dai loro studi si è scoperto che alcune malattie possono avere un’origine embriofetale: il DNA infatti non è l’unico fattore di trasmissione ereditaria, esiste anche l’epigenoma. Il particolato penetra attraverso la membrana biologica, fino al nucleo delle nostre cellule, nel DNA e più ancora nell’epigenoma. Se facciamo un paragone con il linguaggio informatico, l’epigenoma rappresenta il software mentre l’hardware è il DNA. Le alterazioni si trasmettono anche al genoma dei gameti, cioè ovuli e spermatozoi, i quali a loro volta trasmettono queste mutazione al futuro bambino. Quindi i rischi maggiori dall’esposizione a tali sostanze inquinanti riguardano soprattutto i feti: questi ricevono dalla placenta le particelle capaci di alterare il loro programma genetico fetale anche nelle generazioni successive e ciò può comportare che gli adulti di oggi non sviluppino il tumore da cui saranno colpite le loro future generazioni.
Da qui l’importanza che le future mamme siano esposte al traffico veicolare il meno possibile e anche limitare l’uso del cellulare ai minori sotto i 16 anni, perché non è ancora chiaro quali effetti possono avere nel lungo periodo le onde emesse da questi apparecchi.
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