I miei 2 bambini sono stati messi nell’acqua della piscina da piccolissimi, appena dopo aver fatto la prima vaccinazione, ed hanno apprezzato. Supernano ha sempre voluto fare il bagno anche con acqua molto fredda, microba per ora ha sperimentato solo l’acqua quasi “brodo” della piscina nei giorni torridi di luglio e il caldo mare pugliese ad agosto dove era la più piccola a sgambettare. Il grande ha frequentato i corsi di acquamotricità durante il primo inverno quando aveva circa 6 mesi, mentre il secondo anno abbiamo lasciato perdere causa inizio nido. Ma un corso intensivo di un mese a giugno di quest’anno, all’età quindi di 4 anni, ha dato esiti molto positivi: ha imparato a nuotare senza braccioli per brevi tratti sia con che senza testa sotto l’acqua e ha preso confidenza con l’acqua. Non è stato ancora deciso se e dove frequenterà il corso anche microba, il supernano ci “ruba” tutto il tempo, ma visto l’iniziale entusiasmo mi spiacerebbe privarla.
Ora la domanda cardine: ma perché iscrivere a un corso di nuoto un lattante?
Già nella vita fetale i bambini sono stati immersi in un ambiente completamente liquido; la familiarità riacquistata con questo si chiama acquaticità. A partire dalla prima vaccinazione (3 mesi circa), i nostri bambini possono riprendere ad esplorare questo fantastico elemento: l’acqua! Il corso di acquamotricità neonatale insegna al genitore come gestire il proprio bambino in acqua con tranquillità gioco ed entusiasmo. L’acqua rappresenta uno stimolo per la crescita e lo sviluppo psicomotorio del bambino: l’attività in acqua è un’ esperienza ludica attraverso cui il bambino rinforza il sistema cardiocircolatorio, respiratorio (l’ambiente umido della piscina fluidifica le secrezioni favorendone l’espulsione). La relazione affettiva e lo sviluppo psicologico sono stimolati dalla presenza del genitore; inoltre la socializzazione è stimolata dalla presenza di altri bambini.
E’ inoltre dimostrato che i neonati che vanno in piscina tendono a dormire tutta la notte: un corso di acquaticità, già a partire dai tre mesi, assicura sonni più profondi e più tranquilli. Il movimento provoca la liberazione nell’organismo di endorfine, che regalano benessere e serenità. L’immersione, poi, calma i neonati perché ricorda loro le sensazioni piacevoli della vita intrauterina, quando venivano cullati dal liquido amniotico, mentre l’acqua esercita un micro-massaggio che rilassa la muscolatura.
Inoltre il neonato familiarizzando subito con l’acqua sarà avvantaggiato successivamente nell’imparare a nuotare e difficilmente avrà paura dell’acqua quando sarà più grandicello. È importante ricordare che, almeno durante il primo anno di vita, non c’è alcun pericolo che beva troppo. Nei bambini fino ai 12 mesi è istintivo il riflesso d’apnea, che fa chiudere l’epiglottide e impedisce che l’acqua entri nei polmoni.
In generale l’ambiente acquatico dunque è solo fonte di elementi positivi per la salute psicofisica dei bambini tenendo però in considerazione le eventuali controindicazioni personali e i rischi ambientali; inoltre l’inserimento dev’essere graduale, non più di un giorno alla settimana.
Ecco infine alcuni consigli dettati dal semplice buon senso: – non portare in piscina il bimbo quando è malato (non considero malattia un banale raffreddore, che anzi, come già scritto tende a migliorare con i vapori della piscina) – asciugarlo bene dopo il bagno – attendere qualche momento prima di uscire all’aperto, sopratutto nella stagione invernale, per permettere al corpo una termoregolazione regolare.
E adesso non mi resta che augurare Buon Bagno a tutti!
Adell dice
Keep on writing, great job!
website (Adell)
Jina dice
Yes! Finally something about in apposition.
homepage [Jina]