I linfonodi sono piccoli organi della misura di pochi millimetri diffusi in tutto l’organismo; rappresentano “stazioni” delle vie linfatiche. Nelle vie linfatiche scorre la linfa, un liquido costituito da varie componenti, fra cui i globuli bianchi e le cellule del sistema immunitario. Nei linfonodi sono presenti cellule del sistema immunitario “stanziali” ed in transito, ma che concorrono tutte a fronteggiare i pericoli provenienti dagli attacchi al nostro organismo da parte di agenti esterni (es. batteri, virus, altri agenti infettivi o tossici) o di cellule trasformate come quelle tumorali. Nel linfonodo si realizza la prima strategia difensiva dell’organismo perchè le cellule del sistema immunitario (principalmente i linfociti) vengono “istruite” a riconoscere l’agente nocivo individuato ed una volta immesse in circolo sono in grado di riconoscerlo e combatterlo in tutto l’organismo. Durante queste “minacce”, il numero delle cellule del sistema immunitario presenti all’interno del linfonodo aumenta anche in maniera cospicua, determinandone l’aumento delle dimensioni del linfonodo stesso.Un ingrossamento marcato è invece segno di un’infezione più grave e di uno stato di difficoltà del sistema difensivo.
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I malanni di stagione: quanto durano?
A casa sono stata spesso presa in giro perché quando i famigliari mi chiedevano informazioni per qualche malanno io ero solita ripetere “ti passa come ti è venuto”. Frase ormai rimasta storica. E anche fra gli amici sono nota per minimizzare, ridurre al minimo i farmaci e soprattutto nel caso dei bambini e delle forme virali, attendere.
Ora posso portare a supporto delle mie idee uno studio coordinato da Matthew Thompson della University of Washington a Seattle pubblicato sul British Medical Journal secondo il quale i malanni di stagione come tosse, raffreddore, otite, mal di gola, che colpiscono i bambini durano più di quanto si creda e spesso bisogna solo avere la pazienza che vadano via da sé, senza intervenire. Continua a leggere: I malanni di stagione: quanto durano?…
Otite media ricorrente: la causa più frequente sono i batteri
Otiti medie ricorrenti: la causa più frequente sono i batteri. Nonostante la primavera ormai alle porte, complici gli sbalzi di temperatura, non sono pochi i bambini ancora ammalati: nasi «che colano», febbre, tosse e mal d’orecchio sono ancora motivi di accesso frequenti al Pronto Soccorso. Le infezioni delle vie respiratorie superiori sono da sempre considerate un fattore importante di sviluppo delle otiti medie, pur non essendo chiaro se facilitassero l’infezione batterica o se la causassero direttamente. Ora una ricerca olandese dimostra che solo i batteri – e non i virus – possono determinare un’aumentata risposta infiammatoria nell’orecchio medio dei bambini.
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La Mononucleosi nei bambini
In questo periodo sono numerosissimi i bambini soprattutto molto piccoli che presentano ricorrenti infezioni delle alte vie respiratorie. Vengono portati dai pediatri o nei pronto soccorso per il persistere della febbre e spesso all’ennesimo accesso viene prescritto l’antibiotico. E altrettanto spesso questo è inefficace. Perché? Perché in un’alta percentuale di casi si tratta di un’infezione virale e pertanto l’antibiotico è inefficace. Ma di che virus si tratta? Non sempre è influenza, che tra l’altro dura 5 giorni e salvo complicanze dopo questo periodo si risolve da sola, e non sempre si arriva ad una diagnosi. Ma qualche giorno fa una pediatra del mio ospedale ha avuto l’intuizione di pensare alla mononucleosi e ha risolto il caso di 2 piccolini i cui genitori tribolavano da alcune settimane.
Antibiotici, picco delle prescrizioni nella prima infanzia
Commenti fuori dalla scuola: “Io a mio figlio do solo farmaci omeopatici, neppure la tachipirina”, altra mamma “anche io sto il più lontano possibile dagli antibiotici. Quando il pediatra li prescrive aspetto sempre qualche giorno, a volte i miei bambini guariscono da soli”. E così via tutte le mamme sullo steso tono. Io non sono intervenuta nella discussione. Poche volte quando faccio la mamma parlo anche da medico e poi sono dell’idea che “quando ci vuole ci vuole”. Ma allora se comunque questo è apparentemente il pensiero comune, perché secondo la Società Italiana di Pediatria in un anno, 58 bambini su 100 assumono almeno un farmaco nella maggior parte dei casi antibiotici, soprattutto nel primo anno di vita?
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