Il calcio costituisce l’elemento fondamentale di scheletro e denti e fra tutti i minerali è quello presente nell’organismo in maggiore quantità.
Il fabbisogno di calcio cambia nel corso della vita. Durante l’infanzia e l’adolescenza è estremamente importante garantire adeguate assunzioni di calcio, ma fino ai 30 anni circa, le perdite di calcio sono generalmente inferiori alle quantità assunte. Dopo questa età si entra in una situazione di “bilancio negativo del calcio”, ovvero le ossa iniziano a perdere più calcio di quello che riescono a fissare. Il calcio viene perso continuamente attraverso le urine, le feci e il sudore, e queste perdite vengono reintegrate attingendo ai depositi di calcio nell’osso, ma che a sua volta viene reintegrato con quello alimentare. Se ciò non avviene le ossa diventano fragili od “osteoporotiche“.
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Le uova di Pasqua
Pasqua alle porte e il solito dilemma soprattutto per i più piccoli: cioccolato si o no? Le nonne minimizzano e regalano uova giganti perché la gioia di strappare un sorriso ai nipoti supera qualsiasi divieto. Ma al di là delle diatribe famigliari come ci si deve comportare?
La maggior parte dei pediatri è d’accordo sul fatto che il cioccolato faccia bene a tutti e di conseguenza anche ai più piccini. Ma per ogni cosa c’è un’età, ed anche il cioccolato rientra in questa regola. Gli specialisti affermano che si può iniziare a far assaggiare il cacao dopo il primo anno, quando lo svezzamento dovrebbe essere già concluso.
E sfatiamo qualche falso mito.
Non è vero che fa male ai denti perché la polvere di cacao ha azione anticariogena contenendo tannini, che inibiscono lo sviluppo di batteri, riducono il processo di demineralizzazione alla base della carie e riducono la formazione della placca, fluoro e fosfati.
Non è vero che fa aumentare il colesterolo: non vi è traccia di colesterolo in quello fondente, mentre in 100 gr di quello al latte ne contengono 16 mg, la stessa quantità contenuta in 200 gr di yogurt naturale parzialmente scremato. Continua a leggere: Le uova di Pasqua…
I semi di chia
Vivrei di pane, quello buono che difficilmente si trova. Quindi è raro che resista alla tentazione di entrare in una panetteria da dove proviene il profumo di pane appena cotto.
E così tempo fa, attratta proprio dalla fraganza, sono entrata ed ho scoperto il pane di chia. L’occhio infatti si è posato su una bella pagnotta appena sfornata e alla mia domanda su che pane fosse la panettiera ha elencato una serie di informazioni sui benefici dei semi di chia, lasciandomi anche un volantino con una serie di informazioni.
Il pane era buonissimo e ovviamente mi sono documentata.
I semi di chia sono molto piccoli, generalmente di colore grigio-nero e rappresentano le sementi della Salvia Hispanica, una pianta floreale estremamente comune nelle zone del centro e del sud America, in particolare in Messico e Guatemala, dove hanno costituito il cibo di base di antiche popolazioni come Atzechi e Maya. L’introduzione in Europa della chia avvenne tramite i conquistadores, ma, nonostante potesse crescere facilmente sotto il sole della Spagna, fu presto dimenticata, a favore di altri alimenti scoperti nelle Americhe.
Sono croccanti, il loro sapore è neutro, e comunque gradevole. Una eccezionale caratteristica di questi semi è il fatto che si conservano anche per anni senza deteriorarsi né nel sapore, né nell’odore, né nel valore nutritivo. Il tutto grazie a un alto contenuto di antiossidanti, ben superiore a quello degli altri semi. Non è necessaria la conservazione in frigorifero; non contengono glutine, per cui sono adatti ai celiaci. Continua a leggere: I semi di chia…
L’alimentazione dopo l’anno d’età
I principali cambiamenti nell’alimentazione, dopo l’anno di età, riguardano soprattutto il progressivo inserimento di tutti gli alimenti in forma solida nella dieta ma anche l’adattamento alla frequenza dei pasti dell’adulto. Mentre durante il primo anno di vita le mamme si rivolgono al pediatra anche per l’alimentazione, dopo il primo anno in genere si dà al bambino quello che mangiano i genitori e ciò che la famiglia è abituata a mangiare. Da qui le ansie genitoriali in quanto spesso a questa età il bambino non mangia o rifiuta i cibi proposti. Spesso infatti è interessato e distratto dal mondo che lo circonda, ed il cibo non è più il suo interesse principale. Inoltre in questo periodo cala la velocità di crescita, e quindi può ridursi anche l’ appetito. Il passaggio poi ad una alimentazione diversa può richiedere un certo periodo di adattamento.
Questa “inappetenza” di solito non lascia conseguenze, ed infatti la crescita continua ad essere regolare. Durante il primo anno di vita il neonato triplica il suo peso alla nascita. È sbagliato aspettarsi la stessa velocità di crescita dopo il compimento del primo anno di vita in quanto tra i 12 e i 24 mesi il peso deve aumentare poco più del 20%.
L’alimentazione deve essere variata e ben bilanciata alternando quotidianamente tutti i principi nutritivi in quantità adeguate per evitare carenze. Continua a leggere: L’alimentazione dopo l’anno d’età…
Traumi cranici nel gioco del calcio
Che il gioco del calcio, sport amatissimo da grandi e piccini possa essere pericoloso dal punto di vista dei possibili traumi, anche e soprattutto cranici, è ovvietà e in realtà non sarebbe stato necessario uno studio per dirlo. Eppure lo studio è stato fatto dai ricercatori della Colorado School of Public Health e della University of Colorado e pubblicato sulla rivista Jama Pediatrics.