Sono una fifona. Una mamma medico fifona ed anche ipocondriaca. Ecco, l’ho scritto …
E anzi, aggiungo che proprio per questo quando si tratta della mia salute metto spesso la testa sotto la sabbia e cerco di stare il più possibile lontano dai miei colleghi medici.
Ma quando 3 anni fa, passati i 40, ho accusato dei fortissimi dolori al seno mi sono spaventata moltissimo e ho fatto la mia prima ecografia mammaria. Per fortuna non era nulla di patologico e in quell’occasione chiesi al collega se fosse il caso di fare la mammografia e mi fu consigliato, in assenza di problemi, dato il mio seno ancora giovane (come tessuto) e la precisione dell’ecografo, di continuare con un’ecografia annualmente.
Che io ligia ogni gennaio faccio. Vivo con l’ansia dal giorno della prenotazione al giorno dell’esame. Il dottore, sempre lo stesso, ormai lo sa e ne sorride con me.
Ed anche questo gennaio è andato. Continua a leggere: Donne: l’importanza della prevenzione…
Disavventure di uno sportivo
Supernano è uno sportivo. Di quelli che vivrebbero di sport e palle di qualsiasi tipo.
Lo scorso anno ha giocato a basket con un dito rotto. Steccato dalla sottoscritta. Madre utile e degenere contemporaneamente.
Ma come si faceva a rinunciare alle ultime partite del campionato?
Quest’anno però ha voluto bissare e fare anche di meglio. Nel giro di 10 giorni due accessi al pronto soccorso. La mamma sarà pure medico ma non ha la sfera di cristallo e soprattutto non ha il dono dell’ubiquità.
Primo incidente al campus dell’oratorio.
Messaggio di wapp: “mamma mi sono fatto male al polso” e a seguire “non lo muovo” “mi fa molto male” “puoi venire a prendermi prima?”. Per la cronaca il ragazzo era dotato in via eccezionale di telefono perché dovendo lavorare io fino a pomeriggio inoltrato sarebbe dovuto tornare a casa da solo. Ecco, proprio quel giorno come sarei potuta uscire prima? Per una volta è stato coinvolto papàchef ma è chiaro che per l’aspetto medico si debba attendere il mio arrivo. E poiché per esperienza le fratture del polso, dette “a legno verde” nei bambini, sono subdole la mamma-medico diventa un po’ meno degenere del solito e decide di effettuare il primo accesso in pronto soccorso in veste di mamma. 5 ore di attesa per sentirsi dire “non è rotto ma mettiamo lo stesso un gessetto, torni però domani per il referto”. Stremata non ho osato ribattere e supernano ha vinto il suo primo gesso.
Il polso non era effettivamente rotto e decisi che 5 giorni erano sufficienti per una contusione. Anche perché lo sportivo doveva partire per il campus di tennis.
Le donne italiane sono ipocondriache
Quando ho letto il titolo di questo articolo dell’osservatorio salute di una nota casa farmaceutica ho pensato facesse al caso mio: le donne italiane sarebbero le più ipocondriache d’Europa dopo le spagnole: il 25% infatti si preoccupa molto quando avverte una qualsiasi forma di malessere, pensando subito di avere una malattia grave (contro invece il 17% degli uomini). Ebbene si, faccio ammenda io sono da sempre ipocondriaca e forse questo è il motivo per cui ho studiato medicina.
In realtà andando avanti nella lettura non mi sono più ritrovata: sempre secondo lo studio le italiche sono più attente alla prevenzione rispetto agli uomini (25% contro il 17%), seguono più spesso una dieta equilibrata (55% contro 45%) e hanno uno stile di vita più sano (51% contro 41%).
Almeno una volta all’anno 3 donne su 4 fanno analisi di controllo generali (contro il 62% degli uomini), più di una su due non dimentica l’appuntamento con il dentista, oculista e ginecologo mentre circa la metà segna sul calendario gli esami per la prevenzione dei tumori.
Le italiane rispetto alle altre europee sono quelle che si fidano di più del proprio medico e anche le più scettiche nei confronti delle informazioni sanitarie su internet. Il 38% va subito dal dottore quando non si sente bene, mentre solo il 25% cerca prima di capire che cos’ha su internet. Su questo ultimo punto non sono del tutto d’accordo anche se in realtà la mia casistica personale riguarda una fascia d’età ristretta di popolazione femminile.
Nonostante la tendenza alla “corsa dal medico” sembrerebbe però che le donne dello stivale sopportino meglio delle altre europee dolori e malesseri modificando raramente le proprie attività quotidiane.
Giocare al dottore aiuta a superare le paure e a guarire prima e meglio
In questi giorni “prenatalizi” le pubblicità di giocattoli sono quintuplicate. Fra queste c’è una nota bambola malata su cui microba ha messo gli occhi. Non la chiede espressamente ma ogni volta mi chiama a vederla. L’ultima volta le dissi “basta, lo sai che non mi piace, io non voglio anche le bambole malate!” e lei candidamente: “ma la curo io, non tu”.
Aspetto la lettera “ufficiale”a Babbo Natale per sapere se è proprio un suo sogno anche perché giocare al dottore rientra fra le sue attività preferite: è contentissima quando può disporre di attrezzi veri e dice che da grande farà la dottoressa come la sua mamma. Per mia figlia è normale esprimere tale preferenza professionale dato che da quando è nata sente parlare di medici e ospedali, ma giocare al dottore è effettivamente uno dei giochi “che piace”. La maggior parte dei bambini infatti ha la classica valigetta in plastica.
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