Ho scritto nel post precedente che gli ultimi mesi del 2017 sono stati ricchi di cose e di impegni lavorativi e non. Uno fra questi è una consulenza in un nuovo ospedale. Si tratterà di un periodo limitato, fino alla fine di giugno ma è comunque un’opportunità per ampliare le mie conoscenze e soprattutto confrontarmi con colleghi diversi. Insomma un motivo di crescita professionale oltre che economica. Che non guasta mai. Eh eh…
Sempre in ambito lavorativo (e non) questa fine dell’anno ha visto la nascita di una nuova app legata a “mammamedico” e alla precedente, ma completamente nuova.
Il suo nome è iDoc (qui trovi il link per scaricarla).
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Lo streptococco. Cos’è?
Microba si è ammalata a giugno. Nulla di strano con il tempo pazzo dell’ultimo periodo. È strano per lei, bimba tendenzialmente sana eccetto un episodio di virus intestinale all’anno che in coppia non ci facciamo mai mancare fra novembre e dicembre. È strano perché mi hanno chiamato dall’asilo: aveva 39 di temperatura. “Ti volevo solo avvisare” mi ha detto la maestra “non preoccuparti perché sembra comunque tranquilla”. Cosa aveva microba? Non è dato sapere. Un po’ di mal di pancia, un po’ di mal di gola e la solita voglia di giocare. Non mi sarei per nulla preoccupata se non fosse arrivato il wapp di un’amica “con il febbrone così alto non avrà mica lo streptococco? C’è un’epidemia…”. Ecco io allo streptococco non avevo proprio pensato. Ed è proprio una di quelle cose che non posso diagnosticare: ci vuole il tampone. Ma microba non ha un pediatra; chi eventualmente glielo avrebbe potuto fare? e soprattutto se lo sarebbe fatto fare, visto che rifiuta tutto, anche la tachipirina? Tornando in ospedale ho contattato il pediatra di turno. Da cui mi sono presa della mamma ansiosa. Io? Io che ho lasciato che la febbre di microba passasse senza un farmaco? Ebbene il collega si è messo a disquisire sulle differenze fra scarlattina e faringite da streptococco per arrivare a convincermi di attendere 3 giorni. Già i classici 3 giorni. Grazie tante, lo sapevo anche io. “Se anche fosse streptococco, beta emolitico-per altro- hai tempo una settimana per iniziare l’antibiotico ed evitare eventuali complicanze”. Bell’aiuto.
Il primo raffreddore del neonato
Avere un bimbo nato dopo l’inverno è apparentemente una fortuna.
Le giornate sono belle.
Si come no, quest’anno a Milano l’acqua non è certo mancata.
Si può uscire sempre. Si sotto l’acqua, appunto.
Si rimandano i piccoli malanni ai mesi autunnali/invernali in cui sarà più grandino. Non è sempre così….
Ecco, infatti grazie al tempo pazzo di questi giorni c’è un proliferare di virus e paravirus che nemmeno a gennaio.
E così è un via vai di nasi che colano, nelle migliori situazioni, di tossi o febbre, nei casi più seri.
Ma cosa si fa nel caso del raffreddore di un lattante? Spesso soprattutto le mamme al primo figlio si fanno letteralmente prendere dal panico. Devono imparare a occuparsi di un bambino irritabile, a volte febbricitante, a stappare il naso, a frazionare i pasti e, soprattutto, a essere pazienti. Il raffreddore guarisce nel giro di 7-10 giorni, a volte ne servono anche 14!
Ma cosa bisogna fare?
Innanzitutto pretendere la visita del pediatra. Io sono dell’idea che nel caso di un piccolo di pochissimi mesi, soprattutto se ha febbre o tosse, non debba valere la “famosa” regola dei tre giorni. E neppure la terapia detta al telefono. Un neonato va visitato. E non me ne vogliano i pediatri, ma io la penso così. L’alternativa è intasare i pronto soccorso con rischi ben peggiori per la salute del piccolo.
Se invece si tratta solo di un banale raffreddore è sufficiente il lavaggio nasale.
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Quando il bambino si ammala troppo spesso
È un argomento “trito e ritrito”, ma praticamente sempre attuale ogni anno. Non sono pochi infatti i bambini che nel periodo invernale presentano numerosi episodi di infezioni respiratorie talora anche a distanza molto ravvicinata. Il bambino sta sempre male e la febbre si può presentare anche ogni 2 o 3 settimane e con essa il raffreddore e la tosse. Questa situazione si verifica più facilmente nei bambini che frequentano l’ Asilo Nido o la Scuola dell’Infanzia, mentre diventa via via meno frequente nei bambini più grandi che hanno ormai sviluppato un elevato numero di anticorpi utile a proteggerli contro numerosi germi. La maggior parte delle infezioni respiratorie del bambino piccolo è dovuta ai virus e contro questi, è ormai noto, non vi sono terapie efficaci. L’unica soluzione è aspettare che passino da sole. Banale? Forse. Ma comunque un bel problema e per i genitori che lavorano e che non possono contare sull’aiuto dei nonni nella gestione del piccolo costretto a casa.
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Febbre: perchè aspettare 3 giorni prima di iniziare l’antibiotico?
Per la prima volta dopo anni mi sono ammalata in maniera seria e proprio nei giorni di Natale. Ciò ha comportato che io stessi completamente a letto 3 giorni (tanto per gradire, vigilia, Natale e Santo Stefano, con tanto di parentado a casa), senza avere la forza di muovere neppure un dito del piede. La febbre non mi ha abbandonato neppure nei 2-3 giorni successivi, pertanto dovendo lavorare e poi salvare le ferie, ho deciso di prendermi un antibiotico. Risultato: il giorno dopo sfebbrata. Ovviamente non so se è stato il decorso normale di una virosi o una sovrainfezione batterica debellata. E non so neppure come mi sarei comportata se fosse capitato ai miei figli, a parte il fatto che i bambini possono rallentare i ritmi e “riposarsi”. Continua a leggere: Febbre: perchè aspettare 3 giorni prima di iniziare l’antibiotico?…
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