Il morso di un cane provoca una dolorosa lesione della cute che può essere più o meno ampia e più o meno profonda ma che va comunque trattata nel modo corretto per evitare eventuali conseguenze, anche serie. Le ferite da morso di cane infatti possono facilmente infettarsi a causa dei batteri, presenti nella bocca e sui denti dell’animale, che vengono trasferiti per contatto sulla cute dell’uomo. Il primo dubbio da risolvere è pertanto se può essere sufficiente una disinfezione casalinga oppure se è comunque meglio rivolgersi al pronto soccorso.
In ogni caso la prima cosa da fare quando si viene morsi da un cane è il lavaggio prolungato della ferita con acqua del rubinetto (o soluzione fisiologica se disponibile), in modo da eliminare il più possibile eventuali residui e batteri presenti nella ferita e successivamente disinfettare con acqua ossigenata.
Spesso una ferita da morso va incontro ad infezione proprio perché queste prime operazioni di pulizia non vengono effettuate in modo corretto. Se la morsicatura é avvenuta attraverso gli indumenti del bambino, la carica infettante dei denti dell’animale è ridotta.
L’accesso al pronto soccorso è fondamentale nel caso di ferite estese o di morsi da parte di animali non vaccinati o selvatici.
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Salviette detergenti per neonati possibile causa di dermatiti
Quando tempo fa scrissi un post sull’igiene del bambino, parlai anche dell’uso delle salviettine detergenti che andrebbe però limitato al cambio del bebè fuori casa; in realtà il consumo di questo prodotto fra i neonati, ma non solo, dimostra che non è così.
Basti pensare che spesso anche nelle scuole dell’infanzia oltre alla richiesta di carta igienica e fazzoletti di carta si aggiunge quello delle salviettine detergenti. E con l’aumentato uso di tali prodotti si sta verificando anche un crescente numero di disturbi alla pelle che vanno dalle dermatiti fino a secrezione di liquido biancastro che spesso indica un infezione di carattere batterico.
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Quando vanno tolte le tonsille?
Nel post di qualche giorno fa sulle tonsilliti non ho volutamente parlato della terapia chirurgica della tonsillite, ovvero dell’intervento di tonsillectomia, proprio per l’obiettivo che avevo di scrivere un post specifico sull’argomento. L’intervento di rimozione delle tonsille si chiama appunto tonsillectomia, ed è uno degli interventi chirurgici più frequenti in età pediatrica. In Italia se ne effettuano circa 50.000 all’anno.
Pur essendo un intervento semplice e di routine, la rimozione delle tonsille e non è esente da rischi per lo più legati all’assistenza anestesiologica e al decorso post-operatorio; la mortalità postoperatoria invece per fortuna è rarissima (1 caso ogni 10.000-35.000). Continua a leggere: Quando vanno tolte le tonsille?…
La tonsillite acuta nel bambino
Le tonsille sono organi costituiti da tessuto linfatico che si distinguono in:
– tonsille palatine: situate nel cavo orale
– tonsille faringee o adenoidi: situate dietro alle fosse nasali dove il naso comunica con la faringe
– tonsille linguali: situate dietro alla base della lingua.
Questi organi, nel loro insieme, costituiscono una delle parti più importanti del sistema difensivo immunitario delle prime vie aeree soprattutto nei primi anni di vita: si trovano infatti in una posizione chiave per captare immediatamente i germi in transito nel faringe e per scatenare una risposta immunitaria specifica contro di essi.
Si parla di tonsillite quando le tonsille sono interessate da una infezione virale o batterica. Continua a leggere: La tonsillite acuta nel bambino…
La gastroenterite da rotavirus
Tra tutti i virus intestinali che colpiscono i bambini, il rotavirus è uno dei più diffusi e pericolosi: è ritenuto il principale responsabile della mortalità per infezioni gastro-enteriche nei paesi in via di sviluppo. Esiste in diverse forme, ma l’infezione è pericolosa solo quando provocata dai rotavirus A (e in misura minore da quelli B e C). È la causa più comune di gastroenteriti virali fra i neonati e i bambini al di sotto dei 5 anni, ma l ‘aver contratto il virus una volta non dà immunità sufficiente, anche se le infezioni che si contraggono negli anni successivi e in età adulta tendono a presentarsi in forma più leggera. È attivo tutto l’anno, con un picco stagionale nel periodo tra novembre e marzo.
La principale via di trasmissione del virus è quella oro-fecale, ma qualche volta la diffusione può avvenire anche per contatto e per via respiratoria. La diffusione da persona a persona attraverso la contaminazione delle mani è probabilmente la più diffusa negli ambienti comunitari, in particolare negli asili nido. Nelle mense e negli altri luoghi di ristoro, il rotavirus può essere trasmesso quando gli alimenti sono maneggiati da un’operatore infetto che non si sia lavato accuratamente le mani.
L’ incubazione è di circa due giorni, dopo i quali insorgono i sintomi: febbre, disturbi gastrici, vomito e diarrea acquosa. La fase acuta dura circa 48 ore, in seguito alle quali gli attacchi di vomito e le scariche tendono a calare di frequenza. Continua a leggere: La gastroenterite da rotavirus…