Perché le notizie importanti ottengono sempre l’ultimo trafiletto, quando lo ottengono? Perché anche su “nobili” siti di notizie online troviamo “culi e tette” del grande fratello (e perdonatemi la liceità del linguaggio…), foto di principi e principesse, liti per l’eredità fra gente che con l’illustre deceduto non hanno nulla a che fare, ma quello che serve sapere non viene minimamente considerato?
Ho letto per caso la notizia e allora da mamma ho pensato sia giusto parlarne.
Giotto ha ritirato dal mercato francese i pennarelli Turbo Scent, pennarelli multi offattivi con cui i bambini possono fare disegni colorati e profumatissimi, ma potenzialmente dannosi per la salute in quanto le sostanze contenute nelle loro profumazioni sono in grado di scatenare allergie soprattutto nei più piccoli.
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“Abuso di passeggino”
Uno dei passaggi nella crescita dei nostri bambini è l’abbandono del passeggino. Ne ho già scritto e ho già espresso il mio parere: dopo i 3 anni al massimo, dovrebbe essere messo in soffitta. Indipendentemente dalla pigrizia del piccolo, indipendentemente dalla comodità della mamma. Spesso infatti il passeggino è un utilissimo carrello. Eppure moltissime mamme non la pensano come me. Sembrerebbe che in Italia un bambino su 10 nell’età fra i 4 e i 6 anni sia ancora comodamente seduto sul pratico mezzo di trasporto. 6 anni? L’età della scuola? Se lo avessi solo letto non ci avrei creduto. E per una volta non sono solo le mamme italiane le “malate di passeggino”: per il secondo anno consecutivo, in vacanza all’estero, ho visto genitori spingere bambini che di gran lunga hanno superato l’età di ciucci e pannolini.
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Il mito dei bambini … stranieri
Ennesima scenata di microba in spiaggia ma ormai ho imparato a sdrammatizzare e soprattutto a non vergognarmi più. In questa vacanza infatti ho sfatato un mito: il mito dei bambini stranieri. Con enorme soddisfazione posso dire che i bravi bambini, gli angioletti, non esistono. Dal nord al sud, dall’est all’ovest, biondissimi o scurissimi, sono tutti uguali. Ho sempre avuto l’errato concetto che siamo noi, intesi come italiani, i casinisti, gli urlatori, i capricciosi. BALLE! La globalizzazione ha interessato anche i nani.
Avendo finito i miei libri (ah, sta fregatura del peso del bagaglio), non essendomi ancora convertita al kindle e non avendo trovato un solo giornale italiano , ho passato ore a guardarmi intorno. Ed essendo in un luogo pieno di famiglie con bambini, sono stati loro l’oggetto dei miei “studi”.
Ebbene i bambini stranieri piangono come i nostri, urlano e fanno i capricci come i nostri, non vogliono la crema, rifiutano il cappellino, interrompono quando gli adulti parlano, mentre le bambine battibeccano con le mamme. Ovviamente non capisco un acca di quello che si dicono ma il linguaggio non verbale è dirimente.
Olè, sono un po’ meno sola alle prese con la mia preadolescente anticipataria.
E al supermercato? Stanno zitti perché hanno in mano caramelle, patatine o gadget vari, a secondo del caso.
Ma il luogo dove sono rimasta più sconcertata è il ristorante. Inorridivo ogni qual volta mi si chiedeva se volessi il seggiolone per microba. Il seggiolone? Ma se a casa l’abbiamo archiviato a 18 mesi… poi ho capito. I bambini stranieri sono sempre legati sui seggioloni. Ad occhio e croce fino ai 4 anni. In genere con tablet e smartphone in mano. In un notevole, a mio parere, controsenso. Ma poi ho capito perché: quei pochi non legati vanno in giro, si arrampicano sulle sedie vuote, sulle ringhiere, sotto lo sguardo spesso di incuranti genitori. E spesso sono incuranti anche quando quegli stessi bambini, scesi dai loro troppo piccoli passeggini toccano oggetti su bancarelle o nei negozi.
Io sono tutto un “non si tocca, si può rompere, è da maleducati, state seduti, si usa la forchetta, non sollevare la sabbia, non schizzare….”. Mi do noia da sola, ma credo che insegnare l’educazione passi anche da qui.
Avevo il “mito” dello “straniero” che a 18 anni va via di casa, di ragazzi indipendenti, autonomi, non come noi, mamme-chioccie che puliamo il sedere fino all’università. Ma forse ho dei concetti errati e, mi, ci, sottovalutiamo. Anche confrontandomi con altre mamme, nella maggior parte dei casi fra i 2 e i 3 anni pannolini, ciucci e passeggini vengono archiviati, qui ho visto famiglie in giro con due passeggini, uno spinto dalla mamma e uno dal papà, sia per il piccolo che per il maggiore, della bella età di 4-5 anni.
Chiaramente, questo post non vuole assolutamente essere discriminatorio verso nessuno, ma un piccolo elogio per tutte le mamme che tutti i giorni combattono per far crescere al meglio i loro figli e che spesso, troppo spesso, si si abbattono.
Insonnia: è colpa di caffè e cioccolato?
Da diverso tempo sento conoscenti poco più che coetanei lamentarsi dell’insonnia. Fino a qualche anno fa era legata ai figli piccoli e ai conseguenti loro risvegli notturni: si dormiva poco e male e una volta rimesso a letto l’amato pargolo era ben difficile riprendere il sonno. Ora il problema sembrerebbe essere legato all’età.
Problemi che per fortuna per ora non mi hanno toccato: supernano e microba mi hanno da sempre fatto impazzire per andare a letto, ma una volta appoggiata la testa sul cuscino in pochi nanosecondi crollano per tutta la notte.
Per quanto riguarda me invece ho la capacità di addormentarmi immediatamente ovunque, e questa dote mi è d’aiuto quando in ospedale faccio il turno di notte: sono capace di appisolarmi seduta anche 5 minuti fra una paziente e l’altro o mentre aspetto l’esito degli esami.
I soliti gufi ovviamente insistono: “vedrai fra qualche anno…”. Continua a leggere: Insonnia: è colpa di caffè e cioccolato?…
Le donne italiane sono ipocondriache
Quando ho letto il titolo di questo articolo dell’osservatorio salute di una nota casa farmaceutica ho pensato facesse al caso mio: le donne italiane sarebbero le più ipocondriache d’Europa dopo le spagnole: il 25% infatti si preoccupa molto quando avverte una qualsiasi forma di malessere, pensando subito di avere una malattia grave (contro invece il 17% degli uomini). Ebbene si, faccio ammenda io sono da sempre ipocondriaca e forse questo è il motivo per cui ho studiato medicina.
In realtà andando avanti nella lettura non mi sono più ritrovata: sempre secondo lo studio le italiche sono più attente alla prevenzione rispetto agli uomini (25% contro il 17%), seguono più spesso una dieta equilibrata (55% contro 45%) e hanno uno stile di vita più sano (51% contro 41%).
Almeno una volta all’anno 3 donne su 4 fanno analisi di controllo generali (contro il 62% degli uomini), più di una su due non dimentica l’appuntamento con il dentista, oculista e ginecologo mentre circa la metà segna sul calendario gli esami per la prevenzione dei tumori.
Le italiane rispetto alle altre europee sono quelle che si fidano di più del proprio medico e anche le più scettiche nei confronti delle informazioni sanitarie su internet. Il 38% va subito dal dottore quando non si sente bene, mentre solo il 25% cerca prima di capire che cos’ha su internet. Su questo ultimo punto non sono del tutto d’accordo anche se in realtà la mia casistica personale riguarda una fascia d’età ristretta di popolazione femminile.
Nonostante la tendenza alla “corsa dal medico” sembrerebbe però che le donne dello stivale sopportino meglio delle altre europee dolori e malesseri modificando raramente le proprie attività quotidiane.