Ho sempre detestato mangiare in mensa e ancora adesso evito la mensa dell’ospedale. Sono fissata o viziata? Forse entrambe, ma la mia antipatia nasce dai tempi della scuola elementare.
Allora non esisteva il tempo pieno, i bambini uscivano alle 12.30 e trovavano la mamma con il piatto pronto; quei pochi bambini con le mamme lavoratrici senza nonne a disposizione frequentavano il doposcuola e mangiavano in mensa. Il termine baby sitter neppure si conosceva.
Erano dei “poveri bambini”. Io facevo parte di quel gruppo. Mia mamma non lavorava ma non riusciva a venire a prendermi alla fine delle lezioni perché c’era mia sorella piccola e sempre malata. Non vi dico il mio stato d’animo. In mezzo a bambini che nulla avevano a che fare con me, costretta a stare al doposcuola per mia sorella di cui non potevo essere gelosa senza sentirmi in colpa, perché appunto malata (nulla di che, ma con gli occhi di una bambina mi sembrava sempre in punto di morte) per di più dovendo mangiare cibi che non mi piacevano per nulla.
Appresi quindi con enorme gioia la chiusura della mensa, a metà anno, causa alcuni casi di epatite.
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