Quando si parla di allattamento al seno si parla di tutto ed il contrario di tutto, ma su una cosa le donne sembrano essere attentissime: sulla non assunzione di farmaci. Ho scritto “sembrano” perché in realtà spesso assumono farmaci da banco o prodotti di erboristeria non sempre indicati mentre si allatta, nella convinzione che “non facciano male”. Inoltre farmaci ritenuti necessari e a basso rischio in gravidanza non e’ detto che siano sicuri anche durante l’allattamento. Per questo motivo il ministero della Salute ha redatto un documento “Farmaci nella donna che allatta al seno: un approccio senza pregiudizi” in cui sono segnalate 10 regole fondamentali. Vediamo quali sono:
- durante l’allattamento al seno possono essere assunti farmaci per le patologie croniche della mamma, come l’insulina per il diabete o gli ormoni tiroidei sostitutivi per l’ipotiroidismo; questi presi correttamente e nelle giuste dosi non determinano effetti collaterali significativi nel neonato
- i farmaci dovrebbero essere assunti dopo la poppata anche modificando il consueto orario di assunzione per assecondare il naturale ritmo delle poppate del bambino, e non il contrario. La maggior parte dei farmaci passa nel latte, ma in misura limitata o molto limitata, comunque senza determinare effetti tossici per il bambino, o provocando solo effetti collaterali minori o trascurabili. Se si deve obbligatoriamente assumere per un periodo limitato di tempo un farmaco controindicato durante l’allattamento è possibile tirarsi il latte (con la stessa regolarità delle poppate per evitarne la riduzione) e gettarlo via riprendendo in un momento successivo l’allattamento al seno.
- ad eccezione dei farmaci antitumorali, delle droghe dei farmaci assunti in dosi elevate a scopo di suicidio, quasi tutti i farmaci, per poter eventualmente avere effetti collaterali rilevanti nel neonato allattato al seno, devono essere assunti dalla madre in maniera prolungata, vale a dire per molti giorni consecutivi. Pertanto l’allattamento al seno va sospeso solo quando vi siano reali e documentate controindicazioni mediche oppure per scelta informata da parte della madre
- Il latte materno può essere conservato in frigo a temperatura di 4 °C per 4 giorni oppure conservato nel freezer a -20°C per 6 mesi.
- senza fare l’abbinamento farmaco-effetto collaterale, è bene segnalare immediatamente ogni cambiamento nel bambino al pediatra curante qualora si assuma qualche farmaco.
- dal punto di vista medico il consiglio sull’uso di un farmaco durante l’ allattamento al seno deve tener conto del rapporto rischio-benefico ovvero del fatto che l’eventuale controindicazione ad allattare al seno può comportare la perdita di alcuni benefici per il bambino. Il medico deve quindi chiedersi se vi siano reali fondamenti scientifici per definire come “assolutamente controindicato” un farmaco in corso di allattamento. Non si dovrebbe mai contrapporre l’esigenza della donna di curarsi con la sicurezza del lattante soprattutto perché pochi farmaci risultano veramente controindicati in corso di allattamento al seno.
- l’eventuale rischio derivante al lattante dall’uso materno di farmaci in corso di allattamento al seno, è un problema che in realtà si potrebbe porre soprattutto con un allattamento esclusivo e in particolare nei primi 2 mesi di vita, quando il metabolismo del piccolo è ancora immaturo, oppure nei neonati pretermine. Se invece l’allattamento è misto o quando il neonato ha più di 2 mesi di vita, il rischio di tossicità correlato ai farmaci assunti dalla madre si riduce significativamente.
- Poiché vi è un’evidenza dei benefici dell’allattamento al seno a qualsiasi età del bambino e per tutto il periodo dell’allattamento, queste considerazioni sono appunto valide indipendentemente dall’età del bambino allattato
- il parere del medico non può essere basato su un approccio difensivo, cioè sul timore medico-legale indotto, dalla lettura dei bugiardini dei farmaci. I foglietti illustrativi in genere sconsigliano in modo standard l’assunzione di molti farmaci, sia in gravidanza, sia in allattamento, spesso senza alcuna distinzione.
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infine la decisione se l’assunzione materna di un farmaco sia compatibile o meno con l’allattamento del bambino, raramente ha un carattere d’urgenza. Il medico può riservarsi di approfondire le informazioni utili e necessarie (preferibilmente entro 24 ore)per dare alla donna un consiglio meditato e documentato, anche se non immediato. La mamma, nel frattempo, va incoraggiata a continuare ad allattare
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