Per la prima volta dopo anni mi sono ammalata in maniera seria e proprio nei giorni di Natale. Ciò ha comportato che io stessi completamente a letto 3 giorni (tanto per gradire, vigilia, Natale e Santo Stefano, con tanto di parentado a casa), senza avere la forza di muovere neppure un dito del piede. La febbre non mi ha abbandonato neppure nei 2-3 giorni successivi, pertanto dovendo lavorare e poi salvare le ferie, ho deciso di prendermi un antibiotico. Risultato: il giorno dopo sfebbrata. Ovviamente non so se è stato il decorso normale di una virosi o una sovrainfezione batterica debellata. E non so neppure come mi sarei comportata se fosse capitato ai miei figli, a parte il fatto che i bambini possono rallentare i ritmi e “riposarsi”.
In ogni caso capita spesso che in corso di febbre associata a sintomi respiratori, generalmente tosse, il pediatra suggerisca di aspettare almeno due o tre giorni (talora anche di più se le condizioni cliniche sono soddisfacenti) prima di cominciare l’antibiotico.
Ma perché attendere?
La regola dei 3 giorni trova un suo razionale nel fatto che la maggior parte delle infezioni virali, per cui l’antibiotico non serve, sono spesso indistinguibili nei primissimi giorni dalle infezioni batteriche (dove invece l’antibiotico è necessario).
Quindi, eccetto i casi in cui alla visita è palese la necessità di iniziare subito un antibiotico, ad esempio in corso di otite, di tonsillite con placche, rumori tipo bronchite o peggio polmonite all’auscultazione del torace, in tutti gli altri casi vale la pena attendere e rivalutare il bambino dopo qualche giorno: potrebbe essere guarito senza alcun bisogno di antibiotici.
Qualora invece la febbre continui o addirittura peggiori dopo i primi 3-4 giorni, allora è probabile che si tratti di un’infezione batterica.
Si potrebbe inoltre verificare il caso in cui virus e batteri si “mescolino tra loro”: magari si comincia con un’infezione virale che sembra anche in fase di risoluzione dopo alcuni giorni, ma poi subentra spontaneamente una sovra-infezione batterica. E’ il caso di picchi di febbre alta dopo qualche giorno in cui il bambino presenta solo febbricola o addirittura è stato sfebbrato.
Come ci si deve pertanto comportare? Il giudizio del pediatra diventa fondamentale e non bisogna cominciare antibiotici senza una visita o un reale motivo.
Banale? No, ma sento già le voci delle mamme: “ il pediatra è irrintracciabile; il pediatra non viene a casa; il pediatra non ha posto in studio e mi dice di attendere per la visita”. Verissimo. Ma somministrare tipo “fai da te” antibiotici comporta il rischio di
– INUTILE esposizione a possibili effetti collaterali perchè magari si trattava di infezione virale dove l’antibiotico non serviva oppure perchè si trattava di infezione batterica che però necessitava di un altro tipo di antibiotico
– PERICOLO di creare germi resistenti agli antibiotici: un uso improprio degli antibiotici favorisce l’insorgenza di batteri resistenti all’antibiotico stesso, con successive difficoltà nei trattamenti futuri.
E infine un’ulteriore precisazione: spesso alla prima febbre i bambini, proprio per i motivi detti sopra, vengono portati in pronto soccorso. Il pronto soccorso non è la soluzione di tutto.
Innanzitutto perché, come ho già avuto modo di dire, vengono esposti a qualsiasi tipo di germe, e poi perché sono visitati da un medico che prende atto, ma poi non vedrà più il bambino. È molto più facile, in quei casi, prescrivere un farmaco in più che uno in meno. Quindi anche un antibiotico. Non sempre, per quanto detto, necessario.
Daniela dice
Salve, ho una bambina di 4 anni con febbre alta da 3 giorni , talvolta oltre 39 trattata con Tachipirina sciroppo.non presenta gravi disturbi se no naso chiuso tosse con muco bianco i fatti faccio anche terapia con areosol clenil e fisiologica. Le condizioni generali sono buone. La pediatra oggi mi consiglia di iniziare terapia antibiotica con cefixoral. Attendo ancora magari un altro giorno per vedere se la febbre cessa prima di iniziare? Non fatto visita ma consulto telefonico . Grazie mille