Sia microba che supernano, gran dormiglioni di notte fino alla tarda mattina quando possibile, a 2 anni non hanno più voluto dormire al pomeriggio. La regola era infranta al nido, ma solo perché andando a letto tardissimo e alzandosi presto crollavano dopo il pranzo.
Al primo anno di materna microba continuava a dire che voleva essere una “grande” per non dormire.
Nella scuola materna dei miei figli le insegnanti dopo il pranzo creano una zona di relax e fanno riposare i bimbi di tutte e tre le età. I piccolini in genere si addormentano, per gli altri si tratta di una breve “sosta” dopo la quale è consentito alzarsi e fare attività tranquille e chiaramente non rumorose. Inutile dire che in genere microba non dormiva lo scorso anno e non dorme quest’anno e quando capita me lo segnala come un evento straordinario.
Non ho mai dato troppa importanza al dormire si o dormire no nel pomeriggio; inutile insistere se non ne hanno voglia, faccio già continue giornaliere battaglie che questa mi sembrava inutile. Ovviamente questo è un mio parere.
Conosco mamme che hanno scelto la scuola dell’infanzia in base alla presenza o meno dell’aula per la nanna, altre che si rammaricano se dopo i 3 anni le maestre non fanno riposare i bambini e in tal modo perdono l’abitudine anche a casa, una cara amica al contrario fa uscire la figlia dopo il pranzo per evitare appunto il sonnellino. Sostiene che dormendo al pomeriggio non va più a coricarsi alla sera. E proprio a lei ho pensato nel leggere che il riposino pomeridiano nei bimbi sopra i due anni potrebbe disturbare il sonno notturno rendere più difficile l’addormentamento.
Lo studio svolto in Australia, è stato pubblicato sugli Archives of Disease in Childhood ed evidenzia che non si dovrebbe forzare il riposino pomeridiano se il bambino non ne ha più bisogno, qualunque sia l’ età (a seconda del bambino dai 12 mesi ai 5 anni); si è evidenziato infatti che in media fare il riposino dopo i due anni è associato a maggiori difficoltà ad addormentarsi la sera e a un numero ridotto di ore di sonno notturno.
Dopo i due anni infatti la gran parte dei bambini si avvia verso il sonno monofasico ovvero solo notturno; questo passaggio però avviene in tempi diversi a seconda del bimbo e comporta che ci siano bimbi hanno ancora bisogno del sonnellino pomeridiano per cui l’impossibilità di dormire al pomeriggio può creare un problema. In questo caso la loro esigenza va assecondata. Infine in alcune circostanze come nel caso di una malattia, un momento di riposo aggiuntivo è necessario a qualsiasi età.
Mamma avvocato dice
Sono d’accordo con la tua amica nanna: anche io e mio marito abbiamo notato, da questo anno, che se il nano dorme al pomeriggio, la sera non fa capricci e mangia di più, però poi salta sul lettone fino alle undici!!!
Il weekend in genere salta o dorme in brevi tragitti in auto e la sera si addormenta più facilmente.
Il problema è che le maestre (e i nonni, quando è con loro), lo costringono a dormire, perché così poi è meno capriccioso, infischiandomene della sera e io non posso portarmeli a casa dopo pranzo per vi del lavoro..spero che il prossimo anno anche all’asilo concedano di saltare il riposino, per la nostra salute mentale serale!
Lara dice
Mi fa ridere il commento qui sopra… Dove ci si augura che all’asilo facciano saltare il riposino pomeridiano (fisiologico e indispensabile per il benessere dei bimbi) a fronte di un maggior riposo degli adulti. Ma ormai lo sappiamo, no? Questo mondo soffoca completamente le esigenze dei più deboli a favore di quelle (malsane) dei più grandi. Tipo metterli a letto tardi e farli alzare prestissimo. Bah.
mammamedico dice
@lara, io credo che la mamma in questione sostenesse che dormire al pomeriggio comporta che il bimbo vada a letto tardi alla sera. e al di là del “problema” adulti, ne consegue un ridotto numero di ore notturne, dovendo poi alzarsi presto.
e se mi permetti, non credo proprio che le esigenze dei piccoli siano sopraffatte da quelle degli adulti. io credo che sia proprio il contrario. i nostri figli sono troppo spesso al centro del mondo, delle preoccupazioni, delle ansie eccessive. non voglio chiaramente generalizzare nè sostenere che 30 anni fa fosse meglio, ma ci vorrebbe una giusta via di mezzo