Il tampone faringeo è un esame rapido, non invasivo e non doloroso, che individua la presenza (e il tipo) di batteri presenti nella gola del bambino, al fine di scegliere l’antibiotico più efficace.
Consiste nel prelevare, mediante un bastoncino tipo cotton fioc, una certa quantità di muco presente in fondo alla gola. Il bambino eve tenere la bocca spalancata e il medico, usando un abbassa-lingua, passa il bastoncino direttamente sulla sede dell’infezione evitando di toccare lingua, palato e arcate dentarie per evitare contaminazioni. Non è necessario essere a digiuno, ma preferibile, perché si può indurre il riflesso del vomito. È indispensabile inoltre aver sospeso la terapia antibiotica da circa 7 giorni per avere un risultato veritiero ed avere la certezza che il germe sia stato effettivamente debellato dal farmaco scelto.
Perché si fa?
Il tampone faringeo viene richiesto dal medico se sospetta che vi sia in atto una faringo-tonsillite (infiammazione di faringe e tonsille) di tipo batterico. Le faringo-tonsilliti, infatti, nel 70/80 per cento dei casi sono provocate da virus e, quindi, non richiedono la terapia antibiotica.
Si fa più comunemente:
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quando una faringite o una tonsillite non si risolve dopo l’uso di antibiotici di uso comune e a largo spettro
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quando il mal di gola tende a ripresentarsi a distanza di poco tempo
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quando vi è il rischio di complicanze
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se il bambino lamenta un fastidio cronico alla gola.
Come si legge il referto
Accanto alla voce “crescita batterica“, viene indicato:
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il termine “presente” se sono stati individuati germi nel campione prelevato. In tal caso è presente anche l’antibiogramma che indica l’antibiotico più sensibile per quel determinato germe
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il termine “assente” se non è stato individuato alcun germe
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