È un detto comune e in alcuni casi lo si dice anche con un certo sollievo. In genere capita quando il parentado durante le festività è stato piuttosto presente e invadente oppure quando i figli non inseriti nella solita routine e in preda all’euforia degli eventi hanno fatto letteralmente impazzire. E questa seconda situazione è quella che ho capito essersi più frequentemente verificata leggendo qua e la i vari blog.
Ecco, quest’anno a me non è successo nulla di tutto questo. Quest’anno ho salutato la fine delle festività con un certo rammarico. E la notte scorsa trascorsa completamente in piedi al lavoro in pronto soccorso non è certo stata d’aiuto.
Invece proprio loro, i bambini, sono stati bravi. E a parte qualche litigio fisiologico, qualche battibecco o qualche lamentela sul limite orario dei videogiochi, si sono comportanti bene sia durante i giorni natalizi a Milano, sia successivamente in montagna. Anche microba, la mia “croce e delizia” sta crescendo, non che sia venuto meno l’effetto “cozza”, continua a vivere in simbiosi con me, ma (e lo dico in silenzio) è meno capricciosa, ha trascorso intere mattinate sotto la neve con il papà, camminato a lungo senza mai pronunciare la sua mitica frase “io, fatica”; ha giocato con gli amichetti, ha passato ore a disegnare, a colorare a fare collage modificando il modo di approcciarsi anche a queste attività. A differenza di supernano gioca molto inventandosi storie con le bambole, fingendo di parlare al telefono o con amiche immaginarie. Con i bambini siamo stati bene e ho tollerato anche qualche loro intrusione notturna nel lettone.Nonostante una full immersion di 3 giorni –vigilia – natale- S.Stefano- a casa nostra con genitori, suoceri, cognati, il tempo è trascorso piacevolmente; negli anni ho imparato a gestire le varie “figure”, ma devo dire che un certo timore non manca mai. A volte, quando si è in tanti basta niente a far saltare l’impalcatura: una frase detta in un certo modo, una domanda di troppo, l’eccessiva irrequietezza o euforia dei bambini. E siamo stati bene anche nel condividere la quotidianità con cari amici, davanti a una tavola più o meno imbandita di leccornie che papàchef si è deliziato a preparare, recuperando quella sua passione che causa tempo sempre più tiranno, stava trascurando. E nessuna preoccupazione per la briciola in terra o i fornelli non perfettamente tirati a lucido.
Abbiamo vissuto un tranquillo scorrere del tempo, tentando di accantonare le ansie e le frenesie che quotidianamente ci accompagnano.
Alla luce di questo io non aspettavo con ansia l’epifania, avrei voluto prolungare nel tempo quella sensazione di “essere sospesa”.
Ma il 7 gennaio è arrivato…
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