Un’amica che legge silenziosa il blog mi ha recentemente sottolineato che non sono sempre costante nello scrivere. Io ho farfugliato delle scuse e sono stata assolta. Le solite cose ovviamente: lavoro, casa, bambini, i viaggi di papàchef che concorrono a incasinare la già incasinata vita famigliare, etc etc…
La realtà è però un’altra e non c’entra con la pigrizia.
Nell’ultimo periodo ero un po’…come dire … demotivata.
Stanca di pensare e fare solo cose da “mamma”, cose che riguardano i bambini.
E se è vero che il blog è principalmente legato alla mia professione di medico, è anche imprescindibile dal mio essere una mamma medico.
Ho provato una strana sensazione di saturazione, una voglia di evadere.
No, non sono impazzita.
E si, amo i miei bambini, più della mia vita e più di qualsiasi altra cosa.
Ho solo realizzato che ho passato i 40 anni, ho raggiunto diversi obiettivi, i miei figli sono cresciuti ed è ora che ogni tanto torni a pensare a me stessa, alle mie esigenze, ai miei desideri sopiti.
Che poi mica intendo folleggiare.
Intendiamoci, non è che in questi anni io mi sia annullata e trascurata vivendo all’ombra dei figli. Anzi. Mi sono truccata anche in ospedale quando ho partorito, per dirne una. È il rivedere la vita anche in funzione di me stessa; il pensare che se per una volta non porto supernano a tennis ma ci mando la baby sitter pur non avendo un impegno lavorativo non mi devo ammazzare di sensi di colpa. È il decidere di saltare il catechismo perché avendo fatto la notte proprio non ce la faccio a stare in giro un’ora con microba nell’attesa che la lezione finisca; è il far giocare i bimbi nel cortile della scuola e poi casa, evitando per un giorno il parco perché non voglio aspettare la sera per scrivere quelle mail importanti. È il fare il cambio del mio armadio parallelamente al cambio di stagione senza aspettare luglio e soprattutto senza impiegare una settimana perché inserito nei ritagli di tempo. È il decidere che se sono impegnata in qualcosa che può essere anche lo stendere i panni, non devo mollare tutto e correre alla parola “mamma”. Che magari è urlata dal bimbo del piano di sotto.
Sulla solitudine in bagno ci sto lavorando, ma soprattutto ci sta lavorando l’idraulico per studiare il modo di crearne un altro.
Magari tutto ciò può sembrare una banalità per qualcuno, un assurdo per altri. Per quanto mi riguarda è sufficiente. È sufficiente ad allentare la corda, il controllo assoluto, forse a farmi stare un po’ meglio. Ma soprattutto è importante per i miei figli per imparare che il rispetto e l’amore non passano per il pretendere, per l’assolutismo, per il dare tutto per scontato.
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