Ci risiamo. Puntuale come ogni anno il solito tormentone di inizio giugno: tenere le scuole aperte anche in estate.
Che dire? Le solite cose trite e ritrite: 13 settimane consecutive di vacanza sono troppe, gli insegnanti hanno un numero tale di giorni di ferie che qualsiasi altro lavoratore si sogna, i tempi sono cambiati, le mamme lavorano, i nonni non sempre sono a disposizione, i centri estivi privati costosi. E quest’anno (parlo per Milano) anche quelli comunali.
E alla luce di tutto ciò, pare ci sia la volontà da parte del ministro dell’istruzione Valeria Fedeli, di soddisfare le richieste di centinaia (centinaia???) di genitori.
I tecnici del ministero sono già al lavoro e una prima bozza del piano potrebbe essere pronta dopo l’estate in modo da essere annunciata ufficialmente con l’inizio del prossimo anno scolastico. Anche contro lo scoglio principale rappresentato dai professori probabilmente per nulla contenti di un eventuale rimodellamento del loro orario di servizio. In realtà esiste già una direttiva del ministero dell’Istruzione datata 1997 con la quale si dice che le scuole devono restare aperte anche d’estate. Ma di fatto la direttiva è rimasta sulla carta, tranne in alcuni istituti dove sono in corso progetti specifici. Nel 2013 l’allora premier Mario Monti presentò una bozza che prevedeva la chiusura degli istituti per un solo mese; progetto che rimase anch’esso inattuato. Nel 2015 fu la volta del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti che fu travolto dalle critiche.
Ok, ammesso e non concesso che l’attuale ministro riesca nell’intento, come e cosa pensa di fare? Innanzitutto l’aspetto economico. Il servizio sarà gratuito o sarà necessario un contributo? E in questo caso quanto? Sarà obbligatoria la frequenza o discrezionale? E cosa faranno i bambini? Lezioni? Laboratori? Giochi? Nulla? Con chi poi? Perché se devo pagare per stare a scaldare i banchi sotto la supervisione di un insegnante che vorrebbe essere magari da tutt’altra parte… bè… anche no, grazie. Mai come quest’anno, al termine della prima elementare di microba, mi sono resa conto che ha bisogno di staccare la spina. Di prendersi tempi e spazi diversi. Certo non avrà la possibilità di 3 mesi di dolce far niente come facevo io alla sua età. Ci saranno sveglie e regole. Ma saranno per cose scelte da lei. Per attività ricreative ma anche formative. Non avrebbe avuto voglia di banchi di scuola. L’anno scorso in un analogo post proponevo di far proseguire la scuola fino alla fine di giugno e riaprirla con il primo settembre. Questo avrebbe un senso se di giorni di scuola si trattasse. In tal caso sarebbero da rivedere i giorni totali usando quelli in aggiunta per laboratori, progetti, uscite durante l’anno. Se invece il prolungare la scuola a giugno comportasse la suddivisione delle vacanze durante l’anno come fanno all’estero, per i genitori i problemi sarebbero gli stessi dell’estate ma in altri periodi. Con l’aggravante che il clima avverso impedirebbe campus e gite all’aria aperta.
[…] ti sembra di averle già vissute, ma ogni anno è inevitabile dover studiare mesi prima almeno le ferie dei miei bambini. Che quest’anno erano 9 settimane per due. Ma loro, pur divertendosi fra centri […]