Ne ho già parlato diverse volte (qui e qui) anche perché è uno dei miei “chiodi fissi”, ovvero la prescrizione eccessiva e inutile di radiografie. Da sempre non capisco, e so di ripetermi, il motivo della corsa in pronto soccorso immediatamente dopo un banale trauma e tanto più il soggetto è giovane, tanto meno capisco. Un bimbo che cade in bicicletta ovviamente proverà dolore, avrà qualche “sbucciatura” o “ammaccatura” ( e perdonatemi i termini poco scientifici, che rendono l’idea), se viene accompagnato in pronto soccorso nella maggior parte dei casi uscirà con la sua bella lastrina. Perché? Perché è più facile spedire in radiologia che discutere con i genitori. Io ci ho provato diverse volte, la definisco educazione sanitaria. Mi ascoltano, concordano con la pericolosità dei raggi ma alla fine spesso pronunciano la famosa frase “almeno sappiamo”. Stesso discorso per quelle fratture per cui prognosi e terapia non cambiano. Tipo i colpi costali ricevuti dai ragazzi giocando a calcetto. Anche nel caso di un’infrazione di una costa il trattamento è uguale a quello di una contusione. Anche in quel caso almeno sanno…
E a pensarla come me sono l’Associazione Italiana di Fisica Medica (Aifm), la Società Italiana di Pediatria (Sip) e la Società Italiana di Radiologia Medica (Sirm) che ritenendo che siano troppi e non sempre necessari gli esami radiologici prescritti ai bambini, stanno realizzando il progetto ‘Radiazioni in pediatria’.
In Italia sono quasi 40 milioni le prescrizioni radiologiche, di cui circa un decimo riguarda gli esami pediatrici, con un notevole incremento negli ultimi anni di esami che utilizzano radiazioni ionizzanti, talora con una dubbia appropriatezza.
Da qui l’allerta: un’ingiustificata esposizione alle radiazioni ionizzanti può aumentare la probabilità di effetti dannosi sulla salute nel lungo periodo e i bambini, sia per una maggiore radiosensibilità che per una maggiore aspettativa di vita rispetto a un adulto, possono più facilmente manifestare danni in conseguenza delle radiazioni ionizzanti a cui sono stati esposti. Spesso poi i medici prescrittori hanno poche conoscenze in merito alle dosi di radiazioni ionizzanti somministrate e quindi sottostimano i rischi. Per questi motivi, una prima fase del progetto prevede un’attività di formazione sui pediatri della Sip, mentre una seconda fase del progetto avrà invece l’obiettivo di informare le famiglie su benefici e rischi derivanti dalle procedure radiologiche.
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